Coartata scentia iucunda non est


Dal novembre 2006 tengo, sulla rivista Zerouno, (vedi anche www.zerounoweb.it) una rubrica dedicata ad un approccio ‘umanistico’ all’informatica. Ecco la prima puntata.

Nulla è superfluo

di Francesco Varanini

In automobile con il direttore, parlavamo di una mia possibile rubrica, a cavallo tra interessi umanistici e passione per l’informatica intesa come professione, come luogo di appartenenza.
Sbagliando, lo sappiamo, si tende a lasciare da parte le emozioni, le coincidenze, e in genere i fatti della nostra vita. Così ho cominciato a pensare alla rubrica, e al suo possibile titolo, in termini astratti, razionali.
Solo più tardi, quando ho allentato al presa, e ho lasciato le coincidenze agissero liberamente, mi è tornata in mente la frase che mi ronza in testa da qualche settimana. Una frase di Ugo da San Vittore, filosofo e teologo vissuto attorno al 1100, dal mio punto di vista soprattutto maestro di quella disciplina che oggi chiamiamo ‘Knowledge Management’.
Rivolgendosi ai suoi studenti, scriveva Ugo nel suo Didascalcon: “Sed dicis: ‘Multa inventio in historiis, quae nullius videntur esse utilitatis, quare in huiusmodi occupabor?’. Bene dicis. Multa siquidem sunt in scripturis, quae in se considerata nihil expetendum habere videntur, quae tamen si aliis quibus cohaerent comparaveris, et in toto suo trutinare coeperis, necessaria pariter et competentia esse videbis. Alia propter se scienda sunt, alia autem, quamvis propter se non videantur nostro labore digna, quia tamen sine ipsis illa enucleate sciri non possunt, nullatenus debent negligenter praeteriri. Omnia disce, videbis postea nihil esse superfluum. Coarctata scientia iucunda non est.”
Spero che abbiate provato a capire, guidati magari dal ricordo di studi lontani, e comunque dalla curiosità e dal fiuto. È proprio quello che Ugo si aspetta da noi. Comuque ora vi propongo una traduzione: “Qualcuno potrebbe dire: ‘Trovo molte cose nella storia sacra che non sembrano essere di alcuna utilità; perché dovrei occuparmene?’. Rispondo dicendo che vi sono effettivamente nella Bibbia molte informazioni che considerate in se stesse non sembrano avere interesse particolare, eppure se le si mette in relazione con altre con le quali sono strettamente connesse e si prende attentamente in esame tutto il complesso, ci si accorge che anch’esse erano convenienti e necessarie. Alcune cose devono essere conosciute in se stesse, altre, sebbene non sembrino meritare le nostre fatiche, non devono affatto essere trascurate per negligenza, poiché senza di esse nemmeno le prime possono venire conosciute profondamente. Impara tutto, ti renderai conto dopo che nulla è superfluo. Una conoscenza limitata non dà piacere.”
Ciò che per Ugo riassumeva la historia, era la Bibbia, il libro dove tutto è scritto. Noi, allo stesso modo, ci affacciamo sul Word Wide Web, questa immensa galassia che tutto potenzialmente contiene. Molte informazioni che ci appaiono prive di qualsiasi utilità. Eppure se le poniamo in relazione con altre, e prendiamo consapevolezza dellarete che ne emerge, ci accorgiamo che è così che si costruisce conoscenza.
La capacità sta nel dar valore ai segnali deboli, alle circostanze apparentemente casuali che ci spingono a tentare nuove connessioni. Del resto, è così che funziona la nostra mente. Ed è proprio questo l’aiuto che vorremmo avere da quella classe di software che, esprimendoci nel latino di oggi, chiamiamo Artificial Neural Network (ANN).
Ugo ammoniva i suoi studenti, e anche noi: “Prendi in considerazione tutto, vedrai che poi nulla é superfluo”.

Ugo di San Vittore, Didascalicon. De studio legendi, VI, 3 (scritto attorno al 1128). Devo quasi tutto quello che so di Ugo a un bellissimo libro, che vi consiglio: Ivan Illich, Nella vigna del testo, Cortina.