Poesie aziendali: Rotocalco


La Cotrell nera
sferragliava assordante
sputando umori catramosi.
L’orgoglio operaio osservava a braccia conserte
la macchina girare
nutrita da secchiate di vernice
ancora come quando si espandeva a vista d’occhio
lo stabilimento in budelli di tufo
e le donne furono esiliate alla fine
lontano, in Legatoria.
L’avviamento un rito e il tagliopiega
regolato dietro un telone
perché i giovani non devono imparare
tutto e subito
e giù nel sotterraneo, sotto il ventre della macchina
uomini soli in attesa e poi il gesto
rapido e preciso del lancio
della nuova bobina
e dopo avermi guardato negli occhi mi spiegarono
come bastava la punta di una biro
per sabotare la produzione
ma alla rottura carta scattava
pronta senza remore la solidarietà del gruppo
e per la vendemmia l’assenteismo
era senza peccato
e il rancio portato da casa, e durante la notte
bottiglie in fresco nelle vasche
vuote di cilindri,
e credo passeggino ancora, all’alba, a testa bassa,
fuori dai cancelli della fabbrica
vecchi capomacchina assuefatti
alla sirena del primo turno
e agli effluvi del toluolo

Questa poesia, così come InterstiziCoffe break, compare in Francesco Varanini,T’adoriam budget divino. Critica della ragione aziendale, Milano, Sperling & Kupfer, 1994.