Iperaggettività, esotismo, torrenzialità tropicale dell’immaginazione: decostruire una certa letteratura ispanoamericana


Presentando su Carmilla l’uscita in libreria di un secondo gruppo di titoli della benemerita casa editrice Sur, costola di Minimum Fax, Alberto Prunetti ritorna sul mio Viaggio letterario in America Latina.
Cito qui il brano:

“La casa editrice Sur, costola di Minimum Fax, è tornata da qualche settimana in libreria con un secondo round di pubblicazioni che esprimono una progettualità e un catalogo molto consistenti e ben calibrati. Calibrati sul progetto, assolutamente doveroso, di mettere in luce la letteratura ispanoamericana oltre gli stereotipi che il boom degli anni sessanta le ha cucito addosso, nel bene e nel male: iperaggettività, esotismo, torrenzialità tropicale dell’immaginazione, tutte caratteristiche ben messe a luce e decostruite da Francesco Varanini nel saggio iniziale del suo Viaggio letterario in America Latina. Un mondo di caffè e mulatte, di selva e di patriarchi immortali che ha creato e inventato, agli occhi di tanti lettori europei, un’America Latina che talvolta esiste più nell’immaginaria Macondo (anzi, McOndo, come la ribattezzò ironicamente Fuguet) che nel vissuto empirico degli abitanti di città come Montevideo, Città del Messico o Buenos Aires.”
Si scrive per questo, per testimoniare un punto di vista. Fa piacere vedere che il punto di vista contribuisce a mantener vivo un atteggiamento di ricerca seria e curiosa. Lo dicevo allora, scrivendo nel ’98, e lo ridico: fermarsi a Isabel Allende, Sepúlveda, e al García Márquez diventato imitatore di se stesso, significa rinunciare all’enorme ricchezza della letteratura ispanoamericana. Ben vengano dunque le interviste a Bolaño, i ritorni di libri dimenticati come Gli Addii di Juan Carlos Onetti, e Respirazione artificiale di Ricardo Piglia.

Ma il libro che attendo con più interesse è la traduzione di Raul Schenardi di¡Qué via la música!. Il romanzo breve di Andrés Caicedo, cui avevo dedicato un capitolo nel Viaggio letterario, è un piccolo capolavoro. Pochissimi i libri che parlano con tanta profondità, disperazione -ma al di là di tutto, speranza- di musica e di violenza e di cultura giovanile.