Seminario sull’equità: 13 dicembre 2012, ore 18 e 30 – 20, presso la Casa di Vetro


Presso la Casa di Vetro, via Sanfelice 3, Milano, proseguo con questo Seminario -come al solito gratuito- il ciclo di incontri Condividere conoscenze, costruire conoscenza.

In vista del seminario, accumulerò qui via via qualche appunto. Non so quanto ne terrò conto parlando, perché quando si tratta di parlare preferisco non leggere. Ma avrò queste riflessioni in mente.

Come sempre, mi piace partire dall’etimologia. L’origine del termine resta poco chiara. Non si ha notizia di espressioni in altre lingue precedenti al latino aequus. Il latino aequus è privo di connessioni fuori dall’Italia e, in Italia, è collegabile solo all’umbro  ekwyo, che sta per ‘comunità’.
Da aequus: aequalis, da cui uguale; aequilibrium, da cui equilibrio.
In molti casi il tema latino aequus traduce il greco ísos, ‘uguale’.

I concetti di equità e di uguaglianza, sebbene vicini, ci appaiano diversi. Ma il primo modo intendere l’equità è pensare all’uguaglianza.

Naturalis aequitas: già per i Romani ‘il principio generale di  giustizia che corregge o supplisce ciò che è definito dai codici’.

“Legge e ragion politica è quella che serve la moltitudine ed è la ragione della giustizia schietta, equità o Epicheia. Guarda alla ragione eterna, e però trasgredisce la lettera della legge, ma non il senso”.
Tommaso Campanella, Aforismi Politici, n. 35, 1601.

“La legge, nella sua solenne equità, proibisce così al ricco come al povero di dormire sotto i ponti, di elemosinare nelle strade e di rubare pane.”
Anatole France, Il giglio rosso, 1894

Un anno fa qualcuno, andando ad assumere incarichi di governo (avevo scritto a questo proposito, a caldo, proprio in quei giorni), sintetizzava il suo impegno in tre parole: crescita, responsabilità, equità. Il terzo impegno è il più importante, ma anche -forse- il più disatteso.
Dobbiamo però anche chiederci come può emergere ed affermarsi l’equità. Ovvero, dobbiamo dirci che la chiamata all’equità non riguarda solo qualcuno, riguarda piuttosto la società nel suo insieme, ed ognuno di noi.

Dobbiamo anche avere il coraggio di dire cosa è per ognuno di noi equo.

Equità: principio di giustizia che si applica ai casi singoli, consistente nel trattare le cose uguali in modo uguale e le disuguali in modo disuguale.

Equità: applicazione della legge temperata da umana e indulgente considerazione dei casi particolari a cui la legge si deve applicare.

Equità: giustizia del caso singolo.

La nozione di equità implica un’idea di rettitudine morale e sociale  che si manifesta nel riparare le ingiustizie concrete, e nel contrapporre la buona fede e la lealtà alla rigida applicazione formalistica della legge astratta.

La nozione di equità chiama ad eliminare le situazioni che offendono l’innato senso di giustizia degli esseri umani.

La nozione di equità porta a considerare i danni provocati dal divario tra ricchezza e povertà, tra lusso e privazione.

La nozione di equità spinge ad individuare modalità tese a rimuovere situazioni di privilegio, situazioni di sostanziale di impunità.

La nozione di equità motiva giudizi ed attese: equità vuole, per esempio, che i responsabili delle speculazioni finanziarie  -persone, istituzioni-  che in vario modo, con azioni e omissioni, hanno generato l’attuale crisi mondiale siano riconosciuti, sanzionati e soprattutto -attraverso giuste regole- messi nell’impossibilità di nuocere.

Sinonimi e traduzioni: giustizia, fairness.

Aggiungo qui qualche spunto che mi è giunto da amici, che ringrazio.

Renato Bisceglie:
La responsabilità mi sembra che nel complesso ci sia stata, almeno se paragonata al deserto di irresponsabilità dei governi precedenti, forse bisogna risalire a Ciampi e Amato per ritrovare qualche elemento del genere, ma guarda caso, in situazioni del tutto analoghe (pre-baratro!). Quanto all’equità, con un po’ di ironia, mi sembra che ci sia stata, se non altro scontentando molti (non tutti per carità! vedi per esempio i parlamentari che continuano a rimanere lì con le loro prebende o le province che chissà mai se riusciranno a toglierne…..una o due!!): è vera equità? sinceramente non credo, ma sono consapevole che in situazioni del genere non è facile riprendersi dopo la ….festa A proposito di festa valgano due esempi: la “finanza creativa” è stato un inno allo …scopare la polvere sotto il tappeto e ora della fine si è levato il nuvolone; quanto alle pensioni sarebbe bastato un minimo di proiezioni demografiche (certe, non ipotetiche) e di aritmetica elementare!!
Se mai  è il terzo elemento, la crescita, quello totalmente disatteso, intendiamoci in una situazione di “crisi” non è facile unire al tempo stesso misure restrittive e crescita, come ben sa Schroeder  che in Gemania ci ha perso le elezioni, anche se qualche anno dopo la Germania ha avuto alcuni annidi  “brillanti” sviluppi. Certo da questo punto di vista ci sono posizioni un po’ dissonanti di Giavazzi e Alesina che sostenevano, alcuni mesi fa (ma adesso non si sentono più!…) che si sarebbero potuti attuare dei provvedimenti espansivi in concomitanza con quelli “rigoristici”, non sono abbastanza addentro nei meccanismi economici per dire qualcosa di esaustivo!
In definitiva, un po’ per gioco, se dovessi dare un voto direi:
* responsabilità 7/8
* crescita 3/4
* equità 5/6
se mai quello che manca è una prospettiva, una visione, una spinta realizzativa con un obiettivo visibile. Personalmente lo sostenevo ai tempi di La Malfa (padre. te lo ricordi?): posso anche in una certa misura ammettere che qualcuno della classe dirigente abbia degli interessi “privati”  (e quindi chiaramente non etici), ma almeno si attivi per  raggiungere concretamente vantaggi comuni, beh devo dire con amanrezza che ormai siamo al solo interesse privato e di prospettive, men che meno concrete, non si vede più l’ombra, ma in questo clima si è perso anche ogni senso di prospettiva e di scopo.
Non so se è quello che sollecitavi nella tua mail e fai dell mie considerazioni l’uso che ritieni più opportuno, comunque spero avemo modo per discuterne il 13 sera!

Giovanni Costa:
Quando Mario Monti ha pronunciato la parola equità e contestualmente il
ministro Fornero annunciava il congelamento delle pensioni minime,
mi sono sentito ribollire il sangue nelle vene e ho sperato di aver preso un
abbaglio:forse mi sbagliavo..!
Purtroppo a distanza di un anno la “signora” equità non si é vista.
Equità è una parola vuota e  così come tante altre, si presta ad essere usata
come paravento di precisi interessi.
Come si scopre il suo valore intriseco..? E’ sufficiente indagare il suo
significato etimologico (episteme) o meglio scoprire il fenomeno, l’intreccio
di iteressi
consolidati che  muove un tormentato torrente, per lo più sotterraneo, che
conduce nel grande mare dell’iniquità..?Qual’è il suono di una sola mano?
Ti ringrazio per le riflessioni che mi spingi a fare.

Ritrovo dopo anni la traccia finale preparata in vista del seminario. La trovate qui