Francesco Varanini come formatore


Descriversi è scegliere un punto di vista, una ottica, uno sguardo. Qui è presentato abbastanza bene Francesco Varanini come formatore.

Origini

Sono laureato in Scienze Politiche con indirizzo socio-etnografico.
La mia formazione come formatore la ricordo segnata da alcune tappe importanti.
Una prima tappa è certamente il lavoro si progettista di percorsi di alfabetizzazione, e di sperimentatore di metodi di alfabetizzazione, durante i miei anni di permanenza nella provincia di Esmeraldas, in Ecuador (anni 1974-1977).
Successivamente, alla fine degli anni ‘70, ho iniziato a lavorare come formatore presso l’Area Grafica della Mondadori, a Verona. Mi sono avvicinato al ruolo lavorando qualche mese come operaio. Nel mio processo di formazione come formatore, sono stato accompagnato da Sergio Capranico.
Non potrei però considerarmi formatore se non avessi poi trascorso quattordici anni nella stessa azienda -Arnoldo Mondadori Editore- ricoprendo ruoli dirigenziali in settori diversi: Organizzazione, Sistemi Informativi, Marketing, Sviluppo nuovi prodotti. E se non avessi quindi lavorato per quattro anni come Direttore Generale e come Amministratore Delegato di case editrici.
Ritengo importante per la mia formazione l’essere divenuto, nel corso degli anni, un professionista dell’Information & Communication Technology: la conoscenza delle tecnologie mi ha aiutato a ragionare sulle metodologie formative.
Ma sopratutto penso che il mio modo di essere formatore sia connesso alla mia vita parallela di scrittore: penso in special modo alla mai attività di critico letterario e di storico della letteratura, dedito in particolare alla letteratura ispanoamericana. Il mio Viaggio letterario in America Latina, pubblicato nel 1998, è stato tradotto due anni dopo in spagnolo.
L’interesse per la narrativa e l’impegno nella formazione, trovano il punto di incontro che credo più importante nella rubrica Il Principe di Condé, portata avanti sulla  rivista Sviluppo & Organizzazione dal gennaio 1992 all’aprile 2006. Ottantasei romanzi presentati come occasione di autoformazione, o anche come materiale d’aula. La sensibilità dei romanzieri, il loro acume, la capacità di cogliere l’attimo e il dettaglio, ci sono di grande aiuto nel mostrarci come sia possibile per ognuno di noi mantener viva la consapevolezza, e coltivare il rispetto per se stessi e per gli altri, anche in difficili situazioni di lavoro. Di qui sono nati tre libri –Romanzi per i manager, Leggere per lavorare bene, Il principe di Condé– dove l’indice analitico permette di individuare brani connessi a specifici temi formativi.
Parallelamente -tenendo negli anni Novanta una rubrica sul Sole 24 Ore, e più di recente su Sviluppo & Organizzazione– ho lavorato sul senso delle parole che usiamo quotidianamente lavorando. Le parole, usate senza più pensare, perdono il loro senso; la perdita del senso implicito nelle parole è perdita del senso implicito nel lavoro. Scavando nell’etimologia, ripercorrendo la vita della parola nel corso del tempo, attraverso lingue diverse, cerco di restituire alle parole il loro valore di strumento tramite il quale ‘fare cose’. Questo lavoro è testimoniato in due libri: Le parole del manager e Nuove parole del manager.
Vari miei scritti su temi formativi stanno nel libro, scritto insieme a Gianluca Bocchi, Le vie della formazione.
Ho pubblicato anche due libri di poesie, che contengono anche versi specialmente riguardanti la formazione. Una poesia in particolare –Perché posso dirmi formatore– è una diversa narrazione di ciò di cui sto lasciando traccia in questa pagina. Da questa narrazione autobiografica in forma di poesia prende spunto il libro Perché posso dirmi formatore – che costituisce una spero agile sintesi del mio approccio alla formazione.

Un modo di fare formazione

Credo che nel complesso il mio modo di fare formazione sia fortemente segnato dalla mia ‘competenza narrativa ed umanistica’. Mi sono trovato così a narrare, anche a nome di altri, la storia collettiva di percorsi di formazione e di cambiamento. Ma più che il narrare per conto di altri, credo sia importante condurre ognuno a narrare. Penso che l’arte della narrazione sia posseduta da ognuno, e che esista un modo di fare formazione consistente proprio nel sostenere ognuno nel riportare alla luce questa vitale attitudine.
Ritengo dunque che si possa intendere la formazione come ‘rete di storie’, dove il formatore, come testimonia l’antica figura del rapsòdo, è ‘colui che cuce il canto’. Ho scritto a questo proposito:

“Il formatore è narratore in un modo preciso: è un cantastorie. Il cantastorie non narra niente di nuovo, ma propone varianti legate alla situazione, rimette in scena la storia, le conoscenze, in un modo legato all’istante, ritesse la tela a partire da ciò che si legge negli occhi dei presenti, offre il frutto di ciò che chiede emerge dalla situazione, nel momento.
Si tratta di tessere la tela, dare struttura, ‘concatenare’. E’ il tema stesso che impone il suo ritmo. E’ nelle circostanze, nel rapporto con questo preciso uditorio che è qui in aula oggi, è qui che si costruisce la poesia, che è creazione, nucleo essenziale della conoscenza emergente. Il formatore è un tipo particolare di narratore. Bardo, rapsòdo. Rhapsoidós, ‘colui che cuce il canto'”. (Francesco Varanini, “Colui che cuce il canto. Il formatore come narratore”, FOR. Rivista per la formazione, 74, 2008; poi in Gianluca Bocchi e Francesco Varanini, Le vie della formazione, Guerini, 2013).

Questa mia definizione è citata come esemplare approccio alla pratica d’aula da Domenico Lipari, Formatori. Etnografia di un arcipelago professionale, Franco Angeli, 2012, p. 126.

In diverse organizzazioni -per esempio: presso Istituti di Ricerche di Mercato- ho preparato le persone a lavorare tramite la scrittura. Ma in senso più lato, tramite lavoro individuale e collettivo svolto in sessioni d’aula, ho mostrato come cercare nella scrittura le radici della propria motivazione ed autostima. In questo percorso, il primo passo sta, prima di arrivare alla scrittura narrativa, nello sperimentare la scrittura di poesie. Il mettersi in gioco nello scrivere poesie, il racconto autobiografico, la raccolta di storie esemplari di vita aziendale, così come l’allenarsi a scrivere in forma più precisa documenti tecnici, non sono che varianti di un unico lavoro formativo. Un lavoro a seconda dei casi individuale, o svolto collettivamente in aula, fondato sull’oralità, sulla scrittura, o sull’uso di tecnologie multimediali.

La scrittura -intesa come il vergare segni su un supporto fisico: abilità con la quale abbiamo una millenaria consuetudine- resta in ogni caso simbolicamente presente anche quando si lavori tramite oralità o multimedialità. Ma resta in ogni caso importante la consapevolezza del momento storico in cui viviamo: stiamo vivendo un passaggio epocale. Ai libri e alla biblioteca -forme discrete, ordinate e sequenziali- si aggiunge il World Wide Web, galassia senza forma. E se eravamo abituati a confrontarci con i limiti delle informazioni disponibili, dobbiamo adesso convivere con la sovrabbondanza di fonti accessibili.

Ho tradotto questo approccio in diversi progetti. Ne cito alcuni.

L’intera struttura organizzativa di una Business School -ISTUD- è coinvolta in un grande progetto di formazione e cambiamento rivolto a piccole e medie imprese. Senza che lo scopo dichiarato dell’intervento venga perso di vista, ci si accorge passo dopo passo che l’esperienza ha cambiato, ancor più che le imprese destinatarie dell’intervento, la Business School stessa. Dell’esperienza restano tracce episodiche in documenti, ma manca l’elaborazione; e si percepisce il rischio di perderne la memoria. Sono così incaricato di narrare la storia del progetto, con strumenti simili a quelli del romanziere. (Il progetto narrato, Il Sole 24 ore, 2000).

Un gruppo di circa sessanta formatori è impegnato in un duro percorso della durata di più di due anni, in giro per l’Italia, in condizioni di solitudine, con un crescente senso di fatica. Si tratta di erogare, in coppie di docenti che si compongono e scompongono, una spiacevole formazione tecnica, a destinatari in genere ostili all’innovazione. I periodici incontri di coordinamento finiscono per essere occasione di pura recriminazione e lamentela, e si risolvono spesso in liti anche violente. Il coordinatore prepara un mio intervento. Partecipo ad un incontro. Concordo con il coordinatore un elenco aperto dei nodi organizzativi e relazionali irrisolti. Il coordinatore sottopone via e-mail l’elenco dei nodi ai membri del gruppo, invitandoli a scrivermi liberamente. All’incontro successivo ogni partecipante trova sul tavolo, di fronte a sé, una copia di un testo che è il puro montaggio di ciò che loro stessi hanno scritto. Un testo anche ben scritto, colmo di dolore ma anche comprendente praticabili soluzioni. Qui qualche traccia del progetto.

Una azienda romana a forte vocazione tecnologica -TSF- vive un passaggio societario difficile. L’azienda si sente corpo estraneo all’interno di un gruppo culturalmente lontano, il futuro è incerto. Il clima è orientato alla depressione. Si inizia con un ciclo di incontri ognuno dedicato ad un romanzo scelto dalle persone stesse, tramite l’Intranet aziendale. Si tratta di incontri in orario di lavoro, ripetuti la mattina e il pomeriggio, aperti liberamente a tutti, da segretarie a dirigenti. Nel commentare collettivamente il testo, si valorizza l’acume dei giudizi, rinforzando così l’autostima. Si diffonde via via la percezione di come non esista confine tra l’essere lettori e l’essere scrittori. Chi ha scritto qualcosa, lo tira fuori dai cassetti. Finché accade che le persone si chiedano ‘cosa stiamo facendo’, ‘perché siamo qui’. Emerge così il progetto di un libro collettivo. Sei mesi dopo, il libro è pubblicato: una raccolta di racconti, tracce di romanzo, poesie, fumetti. Ognuno firma il suo testo, ma la redazione e la scelta finale dei testi è collettiva. (Ti sembra facile, Guerini e Associati, 2005).

Una scuola di formazione -Scuola Coop- offre servizio a un arcipelago di aziende operanti nella grande distribuzione organizzata. Le aziende sono caratterizzate da una dorma societaria distintiva, segnate da una unica impronta culturale molto forte, ma anche separate da significative differenze. Presso la scuola passano migliaia di persone all’anno, delle più diverse funzioni aziendali. Chi lavora presso la scuola sente la responsabilità di lavorare -al di là dei temi toccati nelle singole attività formative- al consolidamento della cultura e dei valori distintitivi. Si propone quindi, a chiunque partecipi ad una attività formativa presso la scuola, di scrivere una storia. Si propongono temi aperti, destinati ad essere cambiati di anno in anno: il mio primo giorno di lavoro, i rapporti con il mio capo, l’azienda del futuro. Le storie sono simbolicamente raccolte in un baule. Di qui il titolo del progetto: Il baule delle storie. Le connessioni che legano tra di loro le storie viene al momento in cui le storie vengono ‘messe in fila’ per entrar a far parte di un libro. Due libri che portano i frutti del progetto sono stati pubblicati. In modo più complesso e più libero, le storie appaiono connesse tra di loro se sono descritte da ‘etichette’. Chi accede al sito web che ospita le storie, tramite le etichette può costruire un proprio percorso di lettura, di volta in volta diverso.

Un altro modo di fare formazione è anche il ‘raccontare la formazione’. Nel doppio ruolo di formatore e di ricercatore sociale, riprendendo in qualche modo il filo del Progetto narrato sopra citato, tornando a dare la parola a coloro che avevano lasciato le loro storie nel baule, racconto in Insieme facciamo Scuola dei vissuti di coloro che hanno frequentato Scuola Coop. Dalla comune esperienza di partecipazione ad attività formative nasce una comunità. Se la formazione è efficace, coloro che tornano da momenti formativi alla quotidiana vita organizzativa si troveranno ad essere insoddisfatti dalla realtà di cui ora con più acume colgono limiti e difetti. Si pone così il problema di come trasformare le energie emerse dalla formazione in ‘potenza’ e in qualità dell’organizzazione.

Altre esperienze

Dal 1993 lavoro come formatore, e più saltuariamente come consulente. Ho passato anni in Tesi e successivamente in Istud, ma credo di essere fondamentalmente un free lance.
Dal 1997 al 2002 ho condotto presso Omnitel, con Raoul C.D. Nacamulli,  Daniele Boldizzoni, Gianluca Bocchi, Raffaele Cercola, una vasta iniziativa di formazione multidisciplinare, rivolta ad un gruppo di ‘talenti’. Le attività, sono progettate e organizzate come sistema, secondo il modello della Corporate University.
Nel 1999 con la Riunione Temporanea d’Impresa Selfin-Scenari ho progettato e diretto per il Ministero della Difesa un percorso formativo di orientamento all’autoimprenditorialità, rivolto ai militari di leva. L’intervento ha toccato oltre 10.000 giovani.
Presso Istud, ho progettato e diretto il primo Master italiano dedicato all’e-Business Management (2000) e il primo Master italiano dedicato al Customer Relationship Management (2002).
A partire dal 2002 svolgo in prima persona, promuovo e coordino attività formative sul tema dell’etica del lavoro e degli affari, tramite Assoetica, associazione senza scopo di lucro di cui sono co-fondatore e Direttore Scientifico. Nel corso degli anni hanno partecipato ad attività formative, tra gli altri: Zygmunt Bauman, Carlo Casalone s.i., Paolo Fabbri, Francois Jullien, Serge Latouche, Giuseppe O. Longo, Salvatore Veca. (Bruno Bonsignore e Francesco Varanini, Un’etica per manager. Dieci lezioni magistrali, Guerini e Associati, 2010).
Dal 2000 al 2002, per Banca Intesa (Intesa Formazione), sono stato il metodologo del progetto teso alla definizione dell’architettura integrata di e-Learning, e allo sviluppo della piattaforma dedicata (Intesa Campus).
Sono stato responsabile del disegno iniziale e poi membro dello Steering Committee del progetto Internal Portal del Gruppo Autogrill, destinato a raggiungere con tecnologie web 2.0 70.000 dipendenti worldwide. Tramite la piattaforma tecnologica, si sfuma il confine tra e-Learning e Knowledge Management. I nuovi strumenti di lavoro collaborativo e i nuovi spazi per l’autoformazione, spingono vedere nuovi orizzonti per la formazione.
Dal 2007 al 2009 ho condotto per il Project Management Institute (PMI) Italy Northern Chapter un articolato percorso formativo sul tema del progetto. I progetti possono e debbono essere liberati da strumenti di controllo e di gestione che legano a una immagine del futuro costruita nel passato. In cambio, si possono immaginare strumenti tesi a leggere il presente e a riassestare la rotta in vista dello scopo  – in quadro di cui si accetta la complessità. (Francesco Varanini e Walter Ginevri (a cura di), Il Project Management emergente. Il progetto come sistema complesso, Guerini e Associati, 2009, traduzione inglese Projects and Complexity, CRC Press (Taylor & Francis Group), 2012.
Dal 2010, presso la Casa di Vetro di Milano organizzo seminari orientati a diffondere un approccio multidisciplinare alla costruzione di conoscenze. I seminari vogliono essere occasione di sperimentazione di metodologie formative, ed una affermazione di come la formazione abbia in ogni caso a che fare con il mettersi personalmente in gioco, con il dono e con la gratuità.
Tra il 2003 e il 2004 ha partecipato alla stesura del Manifesto dello Humanistic Management. (Marco Minghetti e Fabiana Cutrano (a cura di), Le nuove frontiere della cultura d’impresa. Manifesto dello Humanistic Management, Etas, 2004).
Dal 2003 al 2015 sono stato docente a contratto presso il Corso di Laurea Interfacoltà di Informatica Umanistica dell’Università di Pisa. Ho tenuto in ogni anno accademico due insegnamenti: ‘Tecnologie dell’Informazione e produzione di letteratura’ e ‘Knowledge Management’ nel Corso di Laurea Specialistica. Dal 2015 al 2019 ho tenuto cicli di seminari presso l’Università di Udine.
Il mio insegnamento universitario si lega ad un ambito tematico cui mi sono dedicato anche come formatore aziendale, dalla metà degli anni ’80 ad oggi: il transito verso la cultura digitale. Passaggio significativo è stata la progettazione e la direzione, nel 2000, del primo master in Italia dedicato all’e-Business, presso ISTUD.
Nel 2004 ho fondato, e da allora dirigo, Persone & Conoscenze, rivista mensile edita da Este, rivolta al mondo della Direzione e dello Sviluppo del Personale, e della formazione.
Dal 2006 alla rivista si è affiancato il ciclo di incontri itineranti Risorse Umane & non Umane, cui si è aggiunto nel 2012 il Convivo di Persone & Conoscenze. Durante gli incontri i temi della formazione e dello sviluppo sono oggetto di riflessione collettiva. Agli incontri partecipano ogni anno circa 1.800 persone. Gli incontri toccano ogni anno diverse città: Ancona, Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Torino, Udine, Verona… Dal 2014 si è aggiunto a Risorse Umane & non Umane e al Convivio un evento, che si svolge a Milano e a Roma, specificamente dedicato alla formazione: Formare e formarsi.
Dal luglio 2013 al dicembre 2015 sono stato presidente della delegazione lombarda dell’Associazione Italiana Formatori, AIF.
Ho progettato e condotto il XXVII Convegno Nazionale dell’Associazione Italiana Formatori, Milano, 13 e 14 novembre 2015: Liberare la formazione. Per generare possibilità.
Tra i vari percorsi rivolti alla formazioni trasversale, multidisciplinare dei manager: Ateneo Este, 2017.

Cenni bibliografici

  • 1994 T’adoriam budget divino. Critica della ragione aziendale, Sperling & Kupfer.
  • 2000 Developnet Lombardia: Il progetto narrato, Il Sole 24 ore.
  • 2000 Romanzi per i manager. La letteratura come risorsa strategica, Marsilio
  • 2002 “e-Learning come luogo di convergenza”, Sistemi & Impresa, anno 48, 4, maggio
  • 2003 “Il metacubo dell’e-Learning’, Sistemi & Impresa, anno 49, 4 maggio
  • 2003 L’irresistibile ascesa del Direttore Marketing cresciuto alla scuola del largo consumo, Guerini e Associati
  • 2003 “L’e–Learning è morto, viva l’e–Learning”, Sviluppo & Organizzazione, 200, novembre-dicembre.
  • 2004 “Un certo tipo di letteratura. Breve storia di un mondo possibile”, sta in Marco Minghetti e Fabiana Cutrano (a cura di), Le nuove frontiere della cultura d’impresa. Manifesto dello Humanistic Management, Etas.
  • 2004 Francesco Varanini e Gianluca Bocchi, “La scienza, la letteratura e la macchina analogica”, sta in Daniele Boldizzoni e Raoul C.D. Nacamulli (a cura di), Oltre l’aula. Strategie di formazione nell’economia della conoscenza, Apogeo.
  • 2005 “Cosa abbiamo fatto”, Postfazione a AA.VV., Ti sembra facile. Il BPM e il workflow della biancheria domestica, Guerini e Associati.
  • 2006 Le parole del manager. 108 voci per capire l’impresa, Guerini e Associati
  • 2006 “Modelli e percorsi per la formazione poetica”, in: Focus: Formazioni eretiche: le altre facce dell’apprendimento, a cura di Pier Luigi Amietta, FOR. Rivista per la formazione, 66.
  • 2007 Leggere per lavorare bene. Nuovi romanzi per i manager, Marsilio
  • 2007 “L’organizzazione come rete di storie e lo storytelling come furto”, Sviluppo & Organizzazione, 221, maggio-giugno.
  • 2008 “Colui che cuce il canto. Il formatore come narratore”, FOR. Rivista per la formazione, 74.
  • 2009 “La complessa vita del progetto. Uno sguardo umanistico”, sta in Francesco Varanini e Walter Ginevri, Il Project Management emergente. Il progetto come sistema complesso, Guerini e Associati; trad. inglese “Complexity in Projects: A Humanistic View”, in Projects and Complexity, CRC Press (Taylor & Francis Group), 2012.
  • 2010 Il Principe di Condé. Nuovissimi romanzi per i manager, Este
  • 2010 con Bruno Bonsignore (a cura di), Un’etica per manager. Dieci lezioni magistrali, Guerini e Associati
  • 2011 Nuove parole del manager. 113 voci per capire l’azienda, Guerini e Associati
  • 2011 “La formazione digitale e la memoria del cinema”, sta in Sergio De Giorgi e Dario Forti (a cura di), Formare con il cinema. Questioni di teoria e di metodo, Franco Angeli.
  • 2012 “La formazione come arte letteraria. Ovvero la Morfosfera”, in Focus: La formazione e le arti letterarie, a cura di Francesco Varanini, FOR. Rivista per la formazione, 90.
  • 2013 Francesco Varanini e Gianluca Bocchi, Le vie della formazione, Guerini e Associati
  • 2014, “La formazione come imperfezione”, sta in Francesco Donato Perillo, Impresa imperfetta, con testi di Pier Luigi Celli, Eugenio Mazzarella, Enzo Rullani, Luigi Maria Sicca, Francesco Varanini; Editoriale Scientifica
  • 2015 “Ripensare la formazione”, Sviluppo & Organizzazione, 262, gennaio-febbraio.
  • 2015 “Andare in carrozza. Una via narrativa per il coaching”, sta in Paolo Bruttini e Barbara Senerchia, Coaching: come trasformare individui e organizzazioni, Wolters Kluver.
  • 2019 Insieme facciamo Scuola. Ricerca sui vissuti e sulle opinioni dei frequentatori dell’Istituto Nazionale di Formazione delle Cooperative di Consumatori di Montelupo Fiorentino, Scuola Coop.
  • 2021 Perché posso dirmi formatore, Prefazione di Luigi Maria Sicca, Editoriale Scientifica, Punto Org.

(Ultimo aggiornamento 15 gennaio 2021)