Scuola di etnografia organizzativa. Per avvicinarsi a situazioni nuove e sconosciute


Vedere qualcosa di inusitato

Santo Domingo de Onzole, 1976. Una anziana donna seduta sulla soglia della propria casa sente un rumore, alza lo sguardo. Vede per la prima volta in vita sua un elicottero che sorvola il villaggio.

Come descrivere un artefatto che non abbiamo mai visto?
Come stabilire relazioni con persone e organizzazioni di cui non sappiamo nulla?
Come andare oltre i limiti della nostra cultura, oltre i nostri pregiudizi?
L’etnografo visita isole lontane, abitate da persone sconosciute, e scopre un poco alla volta come ‘funziona’ quel mondo. Allo stesso modo si trovano spesso a dover lavorare il manager, il consulente, il formatore.
Quando ci troviamo impotenti di fronte a situazioni nuove e sconosciute, abbiamo ancora una possibilità: l’approccio etnografico.
L’etnografia ci insegna a guardare in modo nuovo. Ci porta a scoprire nuovi mondi.

Di fronte alle impellenti necessità conseguenti alla globalizzazione, all’internazionalizzazione, alle migrazioni, lo sguardo etnografico è una risorsa alla quale sarebbe insensato rinunciare.

La mia competenza di formatore e consulente si fonda in buona misura negli anni passati in Ecuador, nella Provincia di Esmeraldas, in villaggi isolati. Il ruolo dell’etnografo, che accetta di essere straniero e ignorante, si oppone al ruolo del missionario, portatore di verità, sempre docente.

Quella esperienza mi ha insegnato che sono da guardare con sospetto gli approcci fondati sul tentativo di ‘far prendere coscienza agli altri’ di qualcosa, pretendendo di sapere meglio di loro stessi cosa sia meglio per loro. Purtroppo, in troppi casi, è proprio ciò che accade: gli ‘esperti’ pretendono di essere in grado di dire all’imprenditore e al manager chi sono e cosa devono fare. È un approccio pericoloso, perché nasconde un implicito giudizio, una lettura della differenza come deficit, una sottolineatura della distanza, come se dicessimo: ‘tu sei completamente diverso, ma io ti perdono’.
Così, nascondendoci dietro una qualche pretesa autorità, dietro facili difese di ruolo, evitiamo il faticoso ma necessario tentativo di comprendere come l’altro vede noi, e come l’altro vede il mondo.

La Scuola fa parte di Sistema Eduzione, Casa di Vetro, via Sanfelice 3, Milano.

Un percorso formativo articolato in dieci seminari
Uno. Il missionario e l’etnografo. Due sguardi sull’altro e sul mondo.
Due. Il colloquio con lo sconosciuto.
Tre. Lo sguardo etnografico. Esercizi di fotografia
Quattro. Il viaggio. Oltre i confini alla scoperta di nuovi mondi
Cinque. Leggere i simboli e gli artefatti. Gli oggetti ci parlano.
Sei. La narrazione autobiografica come costruzione di identità
Sette. L’arte del cantastorie. Saper raccontare. (Qualcuno preferisce dire in inglese ‘storytelling’)
Otto. Il dono come origine delle strutture sociali
Nove. Culture e modelli organizzativi osservati con gli occhi dello straniero
Dieci. Apprendere attraverso le analogie

Ci si iscrive -a singoli seminari, o al percorso complessivo- qui, presso il sito di Sistema Eduzione.
Sullo stesso sito trovate spiegato come inserire la frequenza ai seminari della Scuola di Etnografia Organizzativa nel percorso di formazione al ruolo di Counselor.