Jorge Luis Borges muore il 14 giugno 1986. Mio articolo di commemorazione sulla pagina domenicale del ‘Sole 24 ore’


Borges cessa di vivere a Ginevra, sabato 14 giugno 1986.
Nel corso degli anni il mio interesse per l’America Latina, per la precisione l’America Latina di lingua spagnola, si era ampliato ed evoluto: dall’etnografia, praticata sul terreno in Ecuador negli Anni Settanta, alla letteratura.
Avevo iniziato a scrivere di autori che per un verso o per un altro mi appassionavano. I testi sarebbero confluiti una quindicina di anni dopo nel Viaggio letterario in America Latina (Marsilio, 1998; poi Viaje Literario por América Latina, El Acantilado, 2020). Ma intanto qualche articolo era uscito su rivista. Uno riguardava Borges: 1985 “Nel labirinto di Borges”, Collana di testi e Studi Ispanici, III: Studi Ispanici, Giardini, Pisa, 1985.
Nel 1985 mi ero trasferito a Milano. Il mio lavoro letterario e giornalistico era notturno. Scrivevo ancora con una macchina da scrivere – ricordo bene la mia Olivetti Praxis 20, nera, macchina elettronica a testina rotante. Era un momento di passaggio nel modo di scrivere. Perché il mio lavoro, Direttore del Servizio Organizzazione della Mondadori, mi portava in quegli anni a diffondere in azienda Personal Computer, a migliaia ogni anno. Usavo programmi di scrittura in ufficio; a casa usavo ancora carta e penna e macchina da scrivere. Ma già sapevo che sarei presto passato a scrivere, anche di letteratura, tramite un word processor. Sentivo già in mente i conseguenti cambiamenti nel mio modo di scrivere, nel mio stile.
Mi era anche capitato, per una fortuita catena di circostanze -le racconterò in un’altra occasione- di diventare collaboratore stabile delle pagine letterarie domenicali del Sole 24 ore. Vivevo da solo allora. Di notte scrivevo, la mattina mettevo i fogli in una busta e li portavo la mattina presto di persona al giornale -alla sede di allora del Sole, in via Lomazzo: in metrò fino a Porta Garibaldi, poi in tram- prima di recarmi sul posto di lavoro a Segrate.
Il mio pezzo su Borges, una sintesi della sua vita e della sua produzione e della sua fortuna letteraria, esce domenica 22 giugno. Ho riletto. Non saprei scrivere in modo migliore ora.


Lascio a voi la lettura della parte iniziale dell’articolo. Vi copio qui la conclusione. “Per Borges la catastrofe che incombe sul nostro futuro (…) è un lento incremento dell’entropia, un progressivo ingrigimento del mondo. Lo sguardo del poeta si spegne assieme al mondo amato. Le magnifiche sorti e progressive sono forse alle nostre spalle: ‘guardo questo caro/ mondo che si deforma e che si spegne/ in una pallida cenere vaga/ che è sogno e che è oblio'”.