‘Quale filosofia per l’era digitale’. Articolo di Francesco Varanini su ‘Agenda digitale’, 30 marzo 2021


L’articolo è uscito su Agenda Digitale (agendadigitale.eu) il 30 marzo 2021 con il titolo “Perché l’era digitale ha bisogno della filosofia”. Qui l’articolo.

Poiché nell’articolo pubblicato sono presenti -sopratutto nella parte iniziale- alcune modifiche al mio testo originale in cui non mi riconosco, preferisco guardiate la versione pubblicata qui, qui e qui.

Riporto di seguito il paragrafo iniziale:

Il filosofo non è il sapiente, è l’amatore di sapienza. Non chi ha acquisito la sapienza, ma chi tende ad essa. Chi desidera attingere a conoscenza. Il filosofare è il pensiero che va oltre limiti e costrizioni, cercando il sapere al di là di ogni conoscenza settoriale. Per questo si arriva a proclamare la morte della filosofia: ddi fronte al proliferare di discipline, una conoscenza multidisciplinare appare oggi inattingibile.
Abbiamo assistito negli ultimi secoli al trionfo del pensiero scientifico e tecnico. Scienziati e tecnici non sono filosofi, perché rinunciano a priori ad accettare la complessità, la rete che tutto connette, l’interlacciamento, il garbuglio che lega tra di loro i saperi specialistici. Non solo scienziati e tecnici di discipline diverse non sono in grado di parlare tra di loro, ma anche all’interno della stessa disciplina la ricerca procede per crescente specializzazione. Esemplare il caso dell’informatica: chi conosce un codice non conosce l’altro, chi lavora su una tecnologia ignora del tutto l’altra.
Si potrebbe da questa situazione dedurre che la figura del filosofo acquista oggi, nell’Era Digitale, una nuova centralità. Si potrebbe sostenere che più che mai servono oggi filosofi: esseri umani liberi pensatori tesi oltre ogni conoscenza settoriale, specialistica. Disposti a cercare il dischiudimento: la conoscenza narrata andando oltre i linguaggi escludenti degli addetti ai lavori. Disposti al rischiaramento: l’illuminazione che rende chiaro l’oscuro. Disposti a svelare il senso nascosto, quel senso che ogni scienza nomina e descrive a suo modo. Si potrebbe pensare al filosofo come al miglior compagno per il cittadino che cerca una via per addentrarsi nella novità digitale.

E il paragrafo finale:

Questo umano pensare responsabile, riflessivo, per quanto possibile saggio, non rifiuta certo il progresso e l’innovazione. Possiamo guardare anzi con appassionata, affascinata attenzione a tutto ciò che di nuovo scienza e tecnica propongono.
Eppure possiamo ritenere inutile una ‘nuova filosofia’ che si fa paladina della scienza e della tecnica. Possiamo sostenere, al contrario, che serva oggi una filosofia che si ponga come costruttiva critica della scienza e della tecnica.
Possiamo, insomma, considerare la ricerca
guardare alla scena già presente, già popolata di intelligenze artificiali, robot, macchine autonome. Possiamo anche affacciarci sulla scena futura, dove è ben possibile che uomini e intelligenze artificiali convivano in pari posizione. Possiamo guardare a tutto questo con lo sguardo dell’essere umano che pensa dubitando, cercando la sintesi
Non importa se si tratta forse di una ‘posizione di minoranza’. Di minoranza, perché lontana dalla posizione di scienziati e tecnici, che avanzano nella ricerca senza porsi troppe domande. Di minoranza, perché il mainstream della filosofia si è inginocchiato alla scienza. Di minoranza, perché i filosofi digitali hanno scelto la terzietà, l’indifferenza tra l’umano e il macchinico. In un senso più ampio, di minoranza anche perché forse Intelligenze Artificiali e robot sovrasteranno l’essere umano, e una nuova capacità di ragionare surclasserà ciò che è umanamente possibile.
Si può del resto sostenere che chi merita il titolo di filosofo si trova sempre in una posizione di minoranza.
In ogni caso resta a noi essere umani la possibilità di fidarci di noi stessi. Quindi posso dire: anche quando, in un futuro forse non così lontano, esisteranno macchine più ‘intelligenti’ di noi umani, più capaci, più efficienti, magari anche più ‘morali’, continuerò, in quanto essere umano, a pensare. A filosofare.

L’articolo è stato pubblicato su Agenda Digitale il 30 marzo 2021 con il titolo Perché l’era digitale ha bisogno di filosofiaQui l’articolo. Lo ripubblico in questa sede perché nel testo che appare su Agenda Digitale sono presenti -sopratutto nella parte iniziale- alcune modifiche al mio testo originale in cui non mi riconosco.