Il Web come inconscio


Questo testo è un estratto dal mio libro Macchine per pensare, Guerini e Associati, in libreria nel gennaio 2016.

 

Possiamo ben immaginare che Sigmund Freud, se vivesse oggi, starebbe dalla parte di quegli intellettuali con la puzza sotto il naso che si fanno portabandiera della critica del Web. Il Web è per questi intellettuali l’‘invasione dell’irrilevanza’, il ‘regno della stupidità’.

In questa massa, in questo accumulo di credenze, dove il vero e il falso sono mischiati e confusi, si sostiene, trovare cose interessanti è un lavoro troppo duro, lento, e a volte infruttifero. Il Web è ingannevole e inaffidabile.
Certo è più rassicurante una enciclopedia del sapere redatta dai Massimi Esperti di Ogni Disciplina. Una biblioteca che contiene solo i Libri Importanti. E’ più rassicurante una ben stabilita, organica Weltbild, visione del mondo. Anzi, una Wissenschaftliche Weltauffassung, Visione Scientifica del Mondo. Non sfuggirà a nessuno il fatto che i modelli della conoscenza proposti dai computer scientist corrispondono a questa tranquillizzante idea: sistemi ben strutturati, escludenti ogni oggetto spurio; database assoggettati a un modello dei dati – dove in base ad assiomi si è eliminata ogni contraddizione, e gli elementi contenuti sono dichiarati per definizione veri.
Codesti intellettuali non vogliono sentirsi dire che il Web è tutto, che la loro stessa eletta produzione non è che una parte del Web. Non vogliono nemmeno sentirsi dire che c’è dell’ipocrisia nella loro critica: dietro l’atteggiamento falsamente virtuoso di difensore della Vera Scienza si nasconde il timore di perdere i propri privilegi di Necessari e Unici Depositari del Sapere.

Ma proprio Freud ci spinge a non cadere in questa illusione. Ci spinge a considerare il sistema assiomatico ed il progetto logicista e l’informatica come frutti di bisogni soggettivi, frutti del personale carattere di Frege e Russell: essi hanno bisogno di questo ordine, di questo rigore di questo sistema che contiene e che denomina gli oggetti in modo univoco per tenere a bada le proprie pulsioni, per far fronte al timore di pericoli distruttivi, per non soccombere all’istinto di morte. Frege e Russell tentavano, tramite la matematica, di tenere a bada la loro ‘malattia’. Freud ci spinge ad accettarla.
E’ illusorio tentare di nascondere pulsioni e desideri dietro a puri pensieri formulati secondo ineccepibile logica. La stessa logica non è che un’Ersatz, un surrogato, un mascheramento delle pulsioni e dei desideri.
Come ogni grande pensatore, Freud vede al di là del proprio carattere e dei propri pregiudizi. Vede ciò che non vorrebbe vedere, ciò che contraddice la sua propria visione del mondo. Ambisce ad essere scienziato, a elevarsi sopra il pensiero comune, sopra la tradizione popolare, ma si trova a dover ammettere che lì dove la lettura dei segni è veramente difficile -nell’interpretazione dei sogni- la saggezza popolare si mostra ben più acuta dell’opinione scientifica.
Se ne potrebbe inferire che è opportuno continuare a dare credito alla saggezza popolare, e si potrebbe anche ritenere che lo scienziato abbia qualcosa da imparare dalle comari, dai cantastorie o dagli anziani del villaggio.
Accade invece che Freud arrivi a ritenere di aver creato la Vera Scienza, superiore ad ogni saggezza popolare. Accade anche che sulle basi delle proprie scoperte Freud edifichi una nuova dottrina, presto ben fissata come lessico e come catechismo. Accade infine che attorno al lessico e al catechismo si edifichi una nuova, chiusa comunità scientifica. Nuovi chierici, psicoanalisti, che si ritengono lontanissimi dalla superstizioni del vile pensiero comune, e che si considerano gli unici capaci ed autorizzati ad usare il Metodo dell’Interpretazione.
Possiamo considerare inevitabile, e anche salutare, nella storia della conoscenza, questo costante susseguirsi di abbattimenti di Chiese, e di edificazioni di Nuove Chiese.
Oppure possiamo cercare di cogliere appieno il senso del grande pensiero innovatore, spogliandolo dei limiti che a quello stesso pensiero ha imposto il suo autore. Possiamo cercare di andare oltre le difese, le insicurezze, le meschinità, cogliendo tutta la potenza del grande pensiero.
Per tutti, e così anche per lo stesso Freud, è difficile lasciarsi guidare, nel pensare, da una qualche dunklen Ahnung, oscura congettura. Ed è difficile ammettere che, di fronte al pensare seguendo oscure congetture, non esistono chierici e laici, scienziati e popolo ignaro. Proprio Freud ci ha mostrato come ogni essere umano si trova a convivere con l’inconscio. E come ognuno di noi resista a ciò che dice l’inconscio.
Siamo pronti, a questo punto, per proporre un Ersatz. Una sostituzione che costruisce senso. Possiamo dire che il Web è l’inconscio.
Cent’anni dopo le scoperte freudiane, all’inizio del Ventunesimo Secolo, ci troviamo sotto gli occhi un rovesciamento paradossale. Proprio tramite quello stesso codice digitale offerto dal computing, erede del logicismo; proprio tramite i computer, macchine nate nel quadro del progetto logicista, abbiamo accesso allo sconfinato, sinistro, perturbante, spaesante -ma enormemente ricco- World Wide Web. Nel World Wide Web è impossibile separare nettamente le ‘credenze’ dalle ‘verità’. Ci muoviamo nella sterminata Rete privi di certezze, mossi, nella nostra ricerca di conoscenza, da dunklen Ahnungen, oscure congetture.
Ma non per questo il Web cessa di essere fonte di conoscenza. Al contrario: il muoversi seguendo oscure congetture è il modo per portare alla luce quella conoscenza che la logica formale e le procedure del computing scartano, per la loro disconformità rispetto a forme già date.
Lo scrutare di ognuno nel Web, con l’ausilio di un motore di ricerca, ci appare come nuovo riferimento per lo stesso scienziato. Il profano, il laico, dotato della propria macchina personale connessa in rete, mostra allo stesso chierico come approssimarsi alla conoscenza.
Ma c’è, ancora, qualcosa di più. C’è sempre qualcosa di più nel profondo. Il profondo è Ungrund, ‘senza fondo’ e ‘senza fondamenti’. Il Web è qualcosa che è, senza essere come dovrebbe essere.

Sarebbe un grave errore tentare di creare una mappa del Web. Sarebbe un errore considerare il Web solo per quella piccola parte che è accessibile tramite i più noti ‘motori di ricerca’. Sarebbe un errore considerare importanti, nel Web, solo quei luoghi, semplificati, banalizzati che nuovi chierici hanno costruito per ingabbiarvi i visitatori – speculando sul loro timore, impedendo loro di fare esperienza.
C’è sempre qualcosa che sfugge, un deep Web che si crea di nuovo al di fuori, al di là di ogni nuova esplorazione.
Il Web è il luogo dell’occulto. Ma anche il luogo dove si costruisce conoscenza. Il Web è il luogo dove stanno Alles Material, tutti i materiali. Ma è anche il luogo dove il tutto è superiore alla somma delle parti. Il Web è traccia e memoria dei tentativi esperiti dagli uomini per conoscere. Massa incoerente di spezzoni di conoscenza. Il Web è una accozzaglia di detriti. Detriti che ci appaiono sempre anche come nuovi materiali di costruzione.
Freud ci mostra il percorso per muoversi in questo caos. Accettare tutti i materiali. Accettare che una cosa sta per un’altra cosa. Formulare senza timore oscure congetture. Interpretare. Costruire così conoscenza.
Il Web è novità. Freud ci chiama ad affacciarci senza paura sul Web.