Corsi di formazione, o seminari


Il mio lavoro di formatore ha ruotato, negli ultimi anni, su temi diversi. Ma i temi proposti qui di seguito sono i più ricorrenti.
I corsi di formazione, più che un ‘programma’, debbono avere, secondo me, un ‘progetto’. Si va in aula con uno scopo,  risposta a bisogni e aspettative di cui si sa qualcosa. Ma poi si deve leggere la situazione. Restare legati a ciò è stato previsto a priori significa allontanarsi dallo scopo. Scopo che è, appunto, la  ‘formazione’, il ‘prendere forma’, in quel momento, e in quel contesto, di una conoscenza adeguata al contesto, ai bisogni e alle aspettative così come si manifestano qui ed ora.
Quindi credo che le schede che propongo qui vadano intese più come tracce che come programmi.
Ogni scheda rimanda ad una descrizione più ampia.

L’uso del tempo
Dobbiamo apprendere a muoverci in tempi stretti, in una selva di priorità. Dobbiamo fare molte cose in poco tempo.
Spinti dall’ansia, o dalla tensione del risultato, siamo portati a considerare un disturbo o una perdita di tempo le attività che non possono essere esplicitamente connesse con l’obiettivo.
Serve scegliere, in ogni momento, il giusto ritmo: c’è il momento per agire, il momento per pensare. Spesso il tempo apparentemente ‘perso’ -dedicato a riflettere sul daffarsi, a conoscere le persone con cui si lavora, a conoscere i clienti e i fornitori, a conoscere le tecnologie di cui si dispone- è tempo guadagnato.

Knowledge Management
Il Knowledge Management è l’insieme delle pratiche, supportate da adeguate tecnologie informatiche, finalizzate alla conservazione e alla condivisione delle conoscenze.
Non basta porre attenzione alle informazioni, ed alle conoscenze già esplicite e formalizzate. Serve portare alla luce e valorizzare le conoscenze tacite e latenti: ciò che si sa fare senza sapere dire come; il ‘non detto’; le esperienze accumulate nel corso degli anni; tutto ciò che si dice informalmente, tutto ciò che è nascosto dentro pile di documenti, ed anche quello che si dice alla macchinetta del caffè o in mensa.

Scrittura efficace, o Business Writing
Buona parte del nostro lavoro si manifesta sotto forma di testi scritti. Lavoriamo leggendo e scrivendo documenti, comunicati, rapporti, e-mail.
Il valore riconosciuto a prodotto dipende da ‘come lo si racconta’. Il valore attribuito al lavoro svolto dipende dalla qualità della scrittura con cui si testimonia ‘quello che si è fatto’.
Da uno stesso atteggiamento, da una stessa cura, da una stessa cultura nascono sia lo scrivere un buon testo pubblicitario, sia una buona comunicazione interna, un buon verbale, e anche un buon appunto destinato a restare privato.

Problem solving creativo
Serve stimolare la crescita di nuovi atteggiamenti fondati sull’idea che ‘non esiste problema tanto difficile e complicato da non poter essere risolto’.
Lavorando in situazioni che ci pongono sempre più spesso di fronte a problemi nuovi, serve sviluppare l’attitudine – che tutti possediamo ma che può essere meglio coltivata, compresa e valorizzata – a leggere i segnali deboli, a muoversi tempestivamente cogliendo i trend, i piccoli segnali del nuovo che emerge. Serve credere nella propria intuizione e nel proprio modo di ‘vedere il mondo’.