Essere manager oggi. Una chiave di lettura sintetica degli atteggiamenti e dei modi di agire


A me sembra sempre importante approfondire, cercare il senso dietro l’apparente semplicità. Le superfici  che appaiono lisce sono sempre rugose. Ma serve arrivare a una sintesi. A osservare un quadro d’insieme. Serve una guida che ci aiuti a portare alla luce i nostri atteggiamenti.
Così, in vista di una giornata di formazione, di cui trovate traccia qui, ho concordato con i committenti l’uso di questo schema.

Management Reloaded Varanini 13 nov 17

Sentirsi gettati
La condizione del manager consiste nel sentrisi buttato, lasciato solo, in un luogo, su un terreno sconosciuto, in solitudine; privo di stumenti già pronti tramite i quali affrontare traniquillamente la situazione.

Ansiosa preoccupazione
L’agire del manager ha come elemento fondante la consapevolezza della serietà, della difficoltà del proprio compito. Non possiamo non essere preoccupati. Ma l’ansia non è paura: la paura frena, spinge a rintanarsi, inibisce l’agire. Al contrario, l’ansia ci spinge ad agire. Si scioglie nell’agire. L’ansia è l’energia in attesa di essere destinata ad uno scopo.

Responsabile presenza
Al manager non è affidato un compito stretto e preciso. Il manager è invitato ad occupare uno spazio di autonomia, di libertà. Siamo responsabili di occupare questo spazio.
Siamo responsabili di fronte a noi stessi – la responsabilità ha radici nella nostra storia personale, nei nostri valori. Siamo responsabili di fronte all’azienda – che ci ha affidato risorse e che si aspetta il nostro contributo alla creazione del valore. Siamo responsabili di fronte alle persone: i nostri collaboratori, i clienti, i fornitori…
La responsabilità non è qualcosa di astratto: consiste nella presenza, nell’attenzione vigile alla situazione, all’ambiente nel quale ci muoviamo.

Progettare/Progettarsi
Proiettare/Proiettarsi
L’ansiosa preoccupazione e la responsabile presenza si traducono nel piacere e nella libertà del pro-gettare. ‘Pro’: il senso sta in una immagine: la prua della nave. ‘Gettare oltre’, ‘gettarsi oltre’: andare oltre i confini di ciò che è scontato, ovvio; oltre la mera esecuzione del compito. Progettare è ‘aggiungere qualcosa’.
Il progettare è sempre connesso con il progettarsi. Nell’agire miglioriamo noi stessi, conosciamo sempre meglio noi stessi.
L’italiano progetto riduce il senso che invece appare chiaro nell’inglese project, che significa sia ‘progettare’, sia ‘proiettare’.

Risolutezza
Il manager che trasforma l’ansia in agire responsabile, e che quindi progetta e si proietta, sa essere risoluto. Sa prendere decisioni. Affronta le situazioni. Non rinvia.
La risolutezza non è superficiale decisionismo. E’ consapevole occupazione del proprio spazio di autonomia.

Apertura
La risolutezza, che è un esercizio solitario, è compensata e sostenuta dall’apertura. L’apertura è guardarsi intorno, apprendere dall’ambiente, ascoltare collaboratori, clienti, fornitori. L’apertura è spiegare i nostri comportamenti, motivare il nostro agire.

In virtù di/In vista di
L’agire del manager è un movimento che tende ad un risultato. Ma il movimento è possibile solo se c’è una motivazione, se c’è una storia alle spalle, se abbiamo maturato esperienza. C’è una circolarità tra l’agire ‘in vista di’ e ‘in virtù di’.

Non c’era bisogno di mettere senza motivo preciso troppa carne al fuoco, perciò non ho detto ai miei committenti che non è farina del mio sacco. E’ roba del sacco di Heidegger; come risulta chiaramente da questo mio articolo, uscito sulla rivista Sviluppo & Organizzazione.