‘Le Cinque Leggi Bronzee dell’Era Digitale’, recensione di Stefano Uberti Foppa su ‘Zerouno’, 17 settembre 2020


“Trovare in una nuova capacità di controllo, di pensiero critico e di esigenza individuale del sapere, il modello di fruizione ottimale delle tecnologie digitali. Cercando di esserne guidati il meno possibile o, peggio ancora, sfruttati, diventando soggetti ideali di condizionamento culturale, politico e commerciale. Un libro per ribadire la centralità della natura umana nell’implacabile sviluppo digitale della nostra società”.

“Il libro di Varanini resta sempre ancorato all’uomo, alla sua centralità e alla sua inconscia necessità di sottostare al concetto di Legge Divina o di Natura, forza incombente che domina e sottomette, promulgata da un entità che ci sovrasta e alle cui leggi ci troviamo a sottostare, cosa che in fondo – si dice nel libro – in parte apprezziamo perché ci sgrava, fino ad un certo punto, da un livello di responsabilità. Da qui Varanini parte per la descrizione delle cinque leggi bronzee (Ti arrenderai a un codice straniero – Preferirai la macchina a te stesso – Non sarai più cittadino, sarai suddito o tecnico – Lascerai alla macchina il governo – Vorrai essere macchina) alle quali, come recita il sottotitolo del libro, sarebbe bene trasgredire per non perdere la nostra dimensione umana e la capacità di critica.

È senz’altro un libro di resistenza, del rifiuto del prevalere del push sul pull, un’esortazione a ribellarsi alla costruzione di una dimensione digitale in cui il proprio profilo di utilizzo di app e servizi viene costantemente alimentato da notifiche e da messaggi che costruiscono un universo sicuro per ognuno di noi, ma fragile nell’inesorabile isolamento culturale e di limitato confronto e contaminazione che crea con il diverso e l’altro”.

Ho riportaqto qui sopra brani tratti dalla recensione di Stefano Uberti Foppa, apparsa su Zerouno il 17 settembre 2020.

Stefano Uberti Foppa torna a parlare del libro nell’Editoriale apparso su Zerouno il 30 ottobre 2020.

“Quello che però è mancato, in questi anni, e che sarebbe già un bel passo avanti soprattutto da parte delle nuove generazioni nate con il digitale e che fondono la costruzione della loro personalità ed esperienza di vita e di lavoro con le tecnologie informatiche, è la consapevolezza di una priorità, di una “vista laterale” del fenomeno digitale. Quella costruzione della centralità della propria essenza di persona, della capacità di scegliere, di decidere e di pensare fuori dal coro, che rischia di essere indebolita dall’uniformazione digitale. Recita così il recente libro scritto da Francesco Varanini, “Le cinque leggi bronzee dell’era digitale”: “…al mio schiacciare un tasto, un programma reagisce facendo apparire sul mio schermo la lettera corrispondente. Allo stesso modo, senza che possa saperlo e controllarlo, il mio schiacciare un tasto potrebbe innescare un programma che trasferisce il testo che sto scrivendo in un luogo a me sconosciuto, indipendentemente dalla mia stessa volontà. Oppure nel codice potrebbe essere scritta, sempre a mia insaputa, qualsiasi altra cosa…”. E ancora: “C’è un codice a noi ignoto dietro ogni servizio digitale che ci viene offerto…La propaganda che sostiene di fronte ai cittadini i vantaggi impliciti nel progresso digitale vuole far passare tutto questo come innocuo…Si vuole che i cittadini si disinteressino a cosa c’è scritto nel codice…