Eserèsi, o Exerèsi


 

Eseresi

 

Sarà stato circa nel 1982, o il 1983, una sera in pizzeria Francesco Varanini e Enrico Pieruccini parlavano di nuove tecnologie. Ragionavamo di come l’avvento del Personal Computer metteva a disposizione dell’autore la possibilità di scrivere in modo nuovo. Come con la digitalizzazione delle informazioni riportava nelle mani dell’autore un controllo più complessivo della sua opera: non solo il mero testo, ma anche la scelta dei corpi, l’impaginazione.

Allora Enrico ed io (Enrico è uno scrittore, giornalista e  videomaker veronese, in realtà è un romanziere, anche se la gran parte dei lettori ne sono ancora all’oscuro), pensammo che -traendo vantaggio da queste nuove tecnologie- avremmo potuto fondare una Casa Editrice. Aprendo a caso una vecchia edizione dello Zingarelli, Enrico trovò il nome: il nome: eserèsi.

Ciò che ho chiamato cado potrebbe essere nominato in altri modi: potrei usare quella parola coniata da Jung: sincronicità.

Eserèsi: stessa radice di eresia. Eserèsi, operazione con cui si taglia da un corpo ciò che è inutile o nocivo con amputazione, ablazione, estrazione, evulsione.

Così, nei tempi della scrittura digitale e della presenza sul Web di una massa sempre crescente di testi, credo si debba intendere la scrittura. Il commento di una studentessa durante una mia lezione universitaria lo dice con efficace sintesi: scrivere è cancellare.

Così, credo, si può e si deve fare con la letteratura: leggere e fare esercizio di critica letteraria è questo: tagliar via, o quanto meno ignorare, considerare inesistente, l’inutile e il nocivo. Nell’enorme rete di testi pubblicati, sceglierne qualcuno.

Eserèsi, dunque, perché si tratta di estrarre, dalle pile affastellate di manoscritti, un testo, portandolo alla luce, editandolo. Tirar fuori da cassetti qualche pagina, pubblicandola. Asportare: portare via da un luogo, e portare altrove, sul mercato.
Prelevare: sottrarre all’oblio. Togliendosi così anche uno sfizio, un dente.
Fare opera di elisione: perché lo stile sta nel levare, nel togliere l’inutile da un testo, rimuovere ciò che eccede alla forma perfetta.

Qualche libro con questa sigla editoriale è pure uscito. E l’idea di una casa editrice di un certo tipo la ritengo attuale oggi più di allora.

Comunque, dopo qualche tentativo rinunciammo  a fondare la casa editrice. Poi però nel 1999 ci siamo detti che eserèsi poteva prender forma di sito, un sito dedicato alla letteratura.

Su eserèsi ho pubblicato diversi brevi testi. Con mia sorpresa uno, pubblicato credo attorno al 2000, dedicato a Alessandro Baricco mi ha procurato un sacco di commenti e anche qualche fastidio, da parte di Ammiratori del Grande Scrittore (qui trovate il mio testo e un riassunto della vicenda). In misura minore, simile sorte ha avuto un articolo dedicato a Italo Calvino.

E’ accaduto poi che per varie vicende della vita di Enrico e mia il sito eserési non fosse aggiornato molto di frequente.

Finché è accaduto questo: nel momento in cui mi sono trovato a spostare diversi miei siti, tra cui eserèsi, presso un nuovo Provider, mi sono accordo di non  aver rinnovato tempestivamente la proprietà del dominio. Si era nel frattempo accaparrato del nome del dominio un qualche speculatore che chiedeva, per rendermelo di nuovo disponibile, una quantità di denaro notevole. Con tutto l’amore che nutro per il progetto, e per la parola, la richiesta mi parve eccessiva. [Osservo ora, 2023, che il dominio è di nuovo disponibile].

Registrai allora il dominio exeresi.it. Gli articoli che stavano su eserèsi sono in minima parte accessibili sul nuovo sito. Sono sempre in cerca di amici con i quali rendere di nuovo vivo il sito.