La Torre di Babele dei saperi settoriali. Dal ‘De Vulgari Eloquentia’ di Dante alla costruzione collettiva di conoscenza. Nel quadro di Conoscenze in Festa, Udine, sabato 4 luglio ore 17-18


Sabato 4 luglio, a Udine, nella Via della Narrazione che porta verso la piazza centrale della Festa, parlerò, dalle 17 alle di 18, insieme a Roberto Sgavetta, Presidente di Coop Italian Food,
dei paradossi cui ci mettono di fronte le conoscenze legate al sapere professionale.

La Torre di Babele è metafora dell’organizzazione. Diciamo ‘è una Torre di Babele’ per dire di come voci diverse si sovrappongano, senza capirsi.
Bacone e Comenio e Descartes e Leibnitz e Humboldt, fino a Umberto Eco, tutti insomma, interpretano il passo biblico avendo in mente le lingue naturali, materne: ognuno è in grado di esprimersi pienamente solo nella propria lingua; le lingue sono diverse tra loro; e avendo in mente i tentativi di creare interlingua, di una lingua capace di permettere un universale colloquio.
Solo Dante, nel De Vulgari Eloquentia, intende in modo differente il passo biblico. Per lui la confusio linguarum non è un problmea di lingue naturali, materne, ma è invece un problema di lingue professionali: gli architetti parlano il loro linguaggio, i falegnami il proprio, e così i muratori, gli scalpellini ed ogni altra famiglia professionale impegnata nella costruzione della Torre.
Sono convocati nella costruzione della Torre i tecnici e i professionisti più esperti. Cosa accade?
I membri di una famiglia professionale -come ai temi di Dante i membri di una Corporazione- parlano tra di loro in un linguaggio ‘tecnico’. Più sono capaci, più usano un linguaggio specialistico. Così il colloquio fluisce nel migliore dei modi all’interno della famiglia professionale. Ma così, allo stesso tempo, il linguaggio di chi appartiene ad una famiglia professionale appare a chi appartiene ad altre famiglie professionali barbaro e rude, incomprensibile.

“Et quanto excellentius exercebant, tanto rudius nunc barbarisque locuntur”

“E quanto più elevato era il loro esercizio dell‘attività , tanto più rozzo e barbaro appariva il loro modo di parlare”.

Oggi, come ai tempi di Dante, dobbiamo coltivare i linguaggi professionali, precisi e dettagliati, ma dobbiamo anche favorire il colloquio, lo scambio di conoscenze tra famiglie professionali diverse, la reciproca narrazione.
Altrimenti, non riusciremo a costruire la Torre.