La via della narrazione. Conoscenza in festa, Udine, 3-4-5 luglio 2015


Conoscenza in festa.  (Qui il programma). Di feste e festival ce ne sono tanti, sugli argomenti più vari. Qualche festa o festival ha temi seri e impegnativi: la letteratura, la filosofia, l’economia. Accanto a questi temi mi pare stia molto bene il tema della festa che -promossa dalla locale Università, con la direzione artistica di Zeranta, – ha luogo per la prima volta quest’anno a Udine:,
La conoscenza -asset intangibile che riassume innovazione, sapere, apprendimento- è la fonte che alimenta il futuro del nostro paese, la fonte che alimenta chi si affaccia sul mercato del lavoro.
Esistono diversi modi di avvicinarsi alla conoscenza. Diverse vie che convergono verso una piazza. Piazza che sarà il luogo centrale della Festa.
Curerò una di queste vie. La via della narrazione.

Perché la narrazione è un imprescindibile avvicinamento alla conoscenza. La conoscenza che ci appare confusa in mente si sgarbuglia e si snoda attraverso la narrazione. Ben più di discorsi calati dall’alto vale una storia ben narrata.
Non può bastare la conoscenza già codificata, proceduralizzata, contenuta in documenti, già detta e ridetta. La conoscenza più importante è quella nuova, quella che sta emergendo qui ed ora. La narrazione è la forma attraverso la quale si manifesta la nuova conoscenza.
Narrazione e conoscenza finiscono così per apparire elementi di un processo senza soluzione di continuità.

Ogni cittadino, ogni viaggiatore ed ogni residente, ogni studente ed ogni professore e ogni lavoratore è un narratore.

Lungo la via della narrazione -via Cavour, via che collega diversi luoghi coinvolti nella festa, e che porta verso Piazza San Giacomo, centro della festa- i passanti potranno ascoltare narrazioni.

Proporremo specialmente un tema: narrazioni riguardanti il lavoro. Narrazioni riguardanti il lavoro come fonte di autostima, come modo per mantenere viva la dignità personale.

Saranno organizzati appuntamenti con ospiti e temi predefiniti, ad orario definito in calendario, ma saranno anche sollecitate ed accolte le narrazioni dei passanti. Perché siamo tutti narratori, e quindi lungo la via della narrazione la distanza tra scrittore e lettore tende ad azzerarsi.

Un doppio appuntamento in calendario riguarda due conversazioni, ognuna riguardante un esemplare approccio alla conoscenza, di cui Dante ci è maestro.
“La Torre di Babele narrata nel De vulgari eloquentia”
“Le briciole cadute dalla tavola del Convivio”

Non a caso dalla stessa radice discendono sia il latino cognosco, sia, attraverso gnarus, anche (g)narrare.
La radice indoeuropea gn-gen-/gne-gno- parla di ‘accorgersi’, apprendere con l’intelletto’, ‘arrivare a sapere qualche cosa’ e quindi: ‘conoscere.
Si ritrova la radice in sanscrito: janati, ‘conosce’. In greco: gignoskein, ‘conoscere’, gnosis, ‘conoscenza’. In latino: co-gno-sco (dove co– sta per ‘con’, e -sco sta per ‘cominciare a’); gnarus, ‘che conosce’; notio, notitia, ‘conoscenza’. Nell’antico alto-tedesco troviamo verbi composti: -cnaen, -cnahen.– Per questa via che arriva al tedesco moderno können, ‘sapere’, ‘potere’; e kennen, ‘conoscere’. Nell’antico inglese abbiamo invece gecnawan, poi cnawan, da cui know, ma anche l’ausiliario can, ‘sapere’, ‘potere’.
A knowledge, ‘act, state or fact of knowing’, si arriva (nel 1200) aggiungendo a cnawan -leacan, che ci parla dell’idea di ‘procedimento’, ‘messa in pratica’. C’è quindi, come già nel latino cognosco (‘comincio ad accorgermi’), un richiamo dell’aspetto dinamico, costruttivo: la conoscenza, infatti, più che osservata come a priori, può essere colta nel suo farsi, nel suo divenire.

Qualsiasi idea di cosa può avvenire lungo la via della narrazione, nei tre giorni di festa, è ben accetta. Siamo tutti narratori.