Sor Juana Inés, la costruzione di un amore e la retorica del pianto. Articolo apparso il 13 gennaio 2022 su ‘Tutte quelle cose’


Come si legge una poesia? Quali immagini evoca? Dire: ‘come si legge una poesia’ vuol dire: come io leggo, come noi leggiamo una poesia; ma vuol dire anche: come la poesia legge se stessa, come si svolge in sequenza di immagini davanti ai nostri occhi, attraverso la nostra o una altrui voce.
Immagini desiderate, sognate, o temute, che rispecchiano il nostro sentire, quello che non sappiamo dire, quello che non sappiamo ascoltare, quello che non sappiamo vedere.
“Capire qualcosa di nuovo e di nascosto, attraverso la poesia. Qualcosa di noi stessi. Poesia che porta alla luce e richiama e spiega profondità altrimenti insondabili della nostra soggettività. Poesia che allaccia con la chiarezza di un sogno ciò che desideriamo e vorremmo accadesse.”
“Perché Sor Juana Inés de la Cruz, poetessa barocca e suora messicana della seconda metà del ’600, scrive d’amore e non di teologia?”
Il cuore disfatto dal dolore ‘distillava’: si sfaceva goccia a goccia, e miracolosamente, misteriosamente, non è sangue quello che sgorga, ma cristallino umore, lacrime, acqua di fonte, sorgente di vita, vita rinnovata dall’amore che sa vivere se stesso oltre la sofferenza oltre il dubbio, oltre la gelosia.
Articolo apparso su Tutte quelle cose, 13 gennaio 2022. Lo potete leggere qui.
Testi che vado scrivendo da venti, forse trent’anni, che tornano in mano e prendono forma. Destinati a confluire in prossimo saggio dedicato alla letteratura ispanoamericana, seguito del Viaje Literario por América Latina.
(Le due immagini sono di Juan de Miranda).