Il progetto è in sé concetto affascinante. Ma sono sempre rimasto colpito da come il progetto fosse ingabbiato in strumenti di controllo che rischiano di contraddire la sua natura. Il progetto è scommessa sul futuro, ma è governato guardando a ritroso, a ciò che prima di iniziare l’attività si era pensato di fare.
Appare così specialmente importante la figura del Project Manager. Appare in partenza figura orientata all’esecuzione tecnica di un programma, ma a ben guardare è il manager del futuro: perché guarda al futuro, costruisce il futuro – ed è in questo senso esempio ad ogni manager.
Pur essendo almeno in apparenza vincolato dal programma stilato in partenza, il Project Manager -a differenza dei manager- è necessariamente proiettato verso uno scopo futuro. L’orientamento allo scopo da raggiungere gli impone un vincolo virtuoso che non offre scappatoie.
Così ho iniziato nel 2007 a collaborare con il Project Management Insitute, PMI, Northern Italy Chapter. Ricordo in particolare Carlo Notari (prematuramente scomparso), e Walter Ginevri.
Ho proposto corsi sul Tempo del progetto, sulla Narrazione del progetto, sul Problem Solving per Project Manager.
Il mio punto di vista sul progetto può essere sintetizzato in due narrazioni: la Torre di Babele e la Torre di Pisa ci propongono l’inevitabile fallimento ed il possibile successo.
Qui trovate una versione orale delle due narrazioni. Qui trovate qualcosa di scritto sulla Torre di Babele, e qui sulla Torre di Pisa.
A partire da questi ragionamenti, insieme ad un gruppo di Project Manager, si è lavorato a leggere il progetto come sistema complesso. Di qui il libro Il project management emergente, da me curato insieme a Walter Ginevri, aperto dal mio saggio Il progetto come sistema complesso. Il libro è stato tradotto in inglese con il titolo Project and Complexity.
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