Architetture civili digitali. Un articolo apparso su ‘Solotablet’, 22 marzo 2022


C’è software e software. Le architetture digitali civili sono frutto del senso di responsabilità personale e sociale di progettisti che si considerano prima che tecnici, cittadini appartenenti ad una comunità, eredi di una storia, viventi in una cultura.
Così, dalla posizione del cittadino, il progettista sviluppa strumenti per la cittadinanza attiva e per la partecipazione. Partecipazione in diversi sensi: partecipazione alla produzione sociale di conoscenza; partecipazione alla produzione di norme di legge; partecipazione al governo di istituzioni pubbliche o imprese private; partecipazione a processi organizzativi e flussi di lavoro.
Poi purtroppo le architetture civili finiscono per degenerare, trasformandosi nel loro contrario: strumenti nelle mani di Sovrani che riducono i cittadini a sudditi-utenti.
Ma possiamo sempre progettare nuove architetture civili…

Ho scritto un articolo a questo proposito. Si trova qui sul portale Solotablet.

Nell’articolo parlo di come si può opporre virtuosamente il concetto di documento al concetto di dato. E ripercorro brevemente la storia di alcune benemerite ‘architetture civili digitali’: Internet, e-mail, Bulletin Board System (BBS), World Wide Web, Wiki, Blockchain. Ricordo però poi come questi strumenti, rovesciando gli intenti dei progettisti e l’iniziale uso, hanno finito per essere volti nel loro contrario: nuovi strumenti di controllo sociale. Auspico quindi l’emergere di nuove ‘architetture digitali civili’.

Questo testo è nato nel quadro di riflessioni condivise con Luca Barbieri e Giuseppe Vincenzi, che qui ringrazio. Insieme a loro, nell’ambito della associazione Assoetica, si sta ragionando sui Registri Digitali Distribuiti. Per i fruttosi scambi sugli stessi argomenti ringrazio anche Antonio Iacono.