‘Computazione’. Articolo apparso su ‘Riflessioni Sistemiche’, 27, 2022: Decostruendo miti e pregiudizi del nostro tempo


Sul numero 27, dicembre 2022 di Riflessioni Sistemiche, numero dal titolo:  Decostruendo miti e pregiudizi del nostro tempo, appare un mio  articolo dedicato alla Computazione.

L’articolo, spero abbastanza chiaro, a costo della rinuncia a qualche passaggio ed a qualche articolazione del discorso,  riprende argomenti trattati in Macchine per pensare e nelle Cinque Leggi Bronzee…  e anticipa temi che tratterò nel secondo volume del Trattato di Informatica Umanistica, aperto con il primo volume: Macchine per pensare.

Trovate l’articolo qui. Qui il numero della rivista. Di seguito il paragrafo conclusivo.

Due epistemologie: computazione vs. complessità

Si può dunque considerare l’approccio computazionale come esempio del più radicale riduzionismo.
Ogni concetto e linguaggio è sottoposto alla traduzione in un altro linguaggio: il linguaggio che è compreso dalla computing machine. Ogni problema è riformulato in modo da poter essere trattato dalla computing machine. Ogni descrizione è fondata su un metodo che da Cartesio a Hilbert a Turing non cambia: si cerca di dar ragione del sistema considerandolo come scomponibile in sottosistemi. Si vede la gerarchia di sottosistemi, non la rete.

E si possono quindi osservare le differenze tra pensiero aperto alla complessità e pensiero computazionale.
Il pensiero aperto alla complessità non si pone confini, contempla una rete interminata di connessioni possibili, di volta in volta sperimentate. Il pensiero computazionale è invece predeterminato: prevede l’esistenza di un Libro delle Regole del retto pensare.

Il pensiero aperto alla complessità accetta in ogni suo passaggio, l’assenza di un quadro complessivo, di una descrizione sicura delle parti del tutto. Accetta l’ignoranza: Ignoramus et ignorabimus, ignoriamo e ignoreremo; c’è, e ci sarà in ogni istante ed in ogni contesto qualcosa di oscuro che ignoriamo, e che ignoreremo anche in futuro. Il pensiero computazionale, seguendo Turing, rifiuta a priori l’ignorabimus.

Il pensiero complesso è il pensiero dell’essere umano consapevole della propria imperfezione, e della propria appartenenza alla natura, alla vita, ovvero al sistema stesso che tenta di conoscere e descrivere. Il pensiero computazionale presume invece di raggiungere -sia pure dentro un quadro predefinito- la descrizione esaustiva del mondo. Il pensiero computazionale, anche, si fonda sull’idea di poter osservare il mondo dall’esterno, senza influenzarlo. Il pensiero computazionale, infine, è pensiero pensato da soggetti che si considerano creatori del mondo.

Il pensiero complesso si avventura nell’ignoto tracciando il cammino strada facendo. Il pensiero computazionale, al contrario, si muove lungo mappe già tracciate; esegue i passi di una procedura già scritta.

Oggi la cultura digitale ci parla, ci rende necessarie macchine in ogni fase della vita, ci propone luoghi dove abitare. Tutto questo: algoritmi, Intelligenza Artificiale, Mondi Virtuali, Metaversi, Gemelli Digitali- può essere bene inteso solo alla luce del passaggio che Turing ha imposto. Dalla faticosa accettazione della complessità alla sua sostituzione con la consolatoria computazione.

Possiamo forse infine intendere la computazione come una specifica forma di rimozione: il tentativo di escludere, espellere dalla coscienza di ciò che ci turba e ci inquieta. Sostituendo ogni persona ed ogni cosa con un suo simulacro.