Ho scelto come tema di questo numero, il primo del 2023, i Gemelli Digitali.
Come è consuetudine della rivista gli articoli tratti dall’edizione americana sono mischiati, con pari dignità, con articoli e interviste e opinioni prodotti specificamente per l’edizione italiana. Ringrazio quindi Cosimo Accoto, Dunia Astrologo, Massimo Chiriatti, Leopoldina Fortunati, Marco Lisi, Roberto Masiero, Fabio Moioli.
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Qui di seguito il mio Editoriale.
Pensare per modelli è di grande aiuto, ma ogni modello è solo uno dei modelli possibili.
Il gemello digitale -rappresentazione virtuale di una entità fisica- è frutto di un punto di vista, che per quanto articolato e vasto sia, non è mai esaustivo. Il gemello digitale -replica digitale della ‘realtà’- è inevitabilmente figlio di assunzioni e pre-giudizi. La mappa, per quanto dettagliata, non è il territorio che la mappa rappresenta.
Più il sistema che si intende rappresentare attraverso il gemello digitale è complesso, più dovremo considerare il gemello parziale, incompleto, inesatto. La difficoltà è già evidente di fronte a sistemi tecnici totalmente costruiti da ingegneri e tecnici. La difficoltà cresce nel momento in cui si intende rappresentare attraverso gemelli digitali sistemi viventi: ambienti naturali, sistemi sociali, città, esseri umani.
I gemelli digitali sono resi possibili dalla enorme e sempre crescente disponibilità di dati. Ma conviene ricordare non esistono dati su un fenomeno nuovo che emerge in questo istante. Conviene considerare che ogni collezione di dati è incompleta. I dati non sono puliti, uniformi, facili da trattare. I dati, infine, vanno interpretati. Un algoritmo non è che l’espressione di una via verso l’interpretazione e sintesi. Conviene considerare esistano altre vie, ugualmente praticabili.
Si può immaginare di aggiungere sempre nuovi sensori, fonti di dati, ma la rappresentazione resterà sempre incompleta. E si tratterà in ogni caso di una rappresenterà sempre digitale. Conviene supporre esistano aspetti della ‘realtà’ non rappresentabili per via digitale.
Ci è quindi di particolare aiuto l’opinione di un ingegnere come Marco Lisi, esperto di progetti di grande complessità riguardanti la ricerca, l’esplorazione, l’industria spaziale. Chi progetta in simili situazioni estreme, ha bisogno più di ogni altro di gemelli digitali. E quindi può vederne i pregi e i limiti, e guidarci nell’intenderli e nell’usarli con cautela e senso della misura.
Lisi ci ricorda il caso di giovani tecnici abilissimi nel costruire modelli complessi di fenomeni fisici o di sistemi. “Alla prova dei fatti, però, dimostravano di non aver acquisito una migliore comprensione di ciò che i loro modelli rappresentavano”.
Si tratta in fondo di chiederci come possa usare i gemelli digitali un manager, un imprenditore, ogni persona impegnata a costruire valore attraverso la propria azione. “Il rischio è che il digital twin diseduchi i manager che devono prendere delle decisioni, facendo sì che si affidino a un’intelligenza esterna”. Esiste il rischio di un decadimento nell’approccio alla conoscenza. Il rischio di adattarsi ai gemelli digitali, specchiandoci in essi e disimparando a sperimentare e ad apprendere.
Serve dunque un atteggiamento critico. Non a caso in questo numero chiamiamo in causa anche aspetti etici. In questo quadro possiamo, con responsabilità ma anche con fiducia, esplorare le diverse opportunità che, come gli articoli che ora leggerete testimoniano, i gemelli digitali ci offrono.