‘Tre icone per l’era digitale. Cesare Ripa e la narrazione per immagini’, articolo apparso su ‘Tutte quelle cose’, 13 ottobre 2022


Rileggendo ora, mi pare questa la frase chiave dell’articolo. “Tre icone: poste in sequenza ci propongono lo scarto, il passaggio, o il ritorno. Ci narrano un percorso – solo in apparenza a ritroso. Dal nuovo Super Uomo celebrato dalla cultura digitale – il tecnologo ebbro dei propri successi che edifica Infosfere e Metaversi – all’essere umano che consapevole dei propri limiti sogna e sonda l’ignoto”.

 

 

In questo articolo, apparso il 13 ottobre 2022 su Tutte quelle cose, spero di mostrare come il ‘digitale’ può essere capito solo alla luce della storia. Cultura, arte, geniali intuizioni di pensatori quasi dimenticati illuminano in nostro presente. La storia delle arti visive fa impallidire i consigli degli esperti di Web Usability e di User Experience Design.

Siamo abituati a lasciar parlare di ‘digitale’ solo ad ‘addetti ai lavori’ che vivono della pubblica fiducia nel digitale. Ci viene proposto di dare per scontato l’uso di strumenti digitali per stare in relazione, per lavorare, in genere: per vivere. Ci viene imposta una narrazione del ‘digitale’ che esclude la storia. Questa narrazione viene veicolata tramite un linguaggio fatto di parole nuove, teso ad umiliare chi non fa parte della nuova casta di ‘esperti’. Un linguaggio anche, dove lo stile è dettato da nuovi censori: ci viene detto quanto deve essere lungo un  articolo, ci viene detto quanto deve essere lunga una frase, quanti incisi deve contenere, quali vocaboli usare…
Ovviamente la storia -il passato che porta all’oggi- c’è. Ma si preferisce rimuoverlo. Ovviamente si possono scrivere ancora articoli lunghi, fatti di periodi lunghi, composti seguendo il proprio stile, fiduciosi nel patto che chi scrive stabilisce con chi legge.

Grazie a Giovanna Gammarota.