Viaggio letterario in America Latina, Marsilio, Saggi, 1998 (fuori catalogo)
Ristampa: Ipoc, 2010 (purtroppo al momento non disponibile nemmeno su librerie on line, salvo qualche copia)
Traduzione in spagnolo: Viaje literario por América Latina, El Acantilado, Barcelona, 2000.
La storia del libro, sopratutto la sua fortuna in America Latina, è raccontata qui.
Qui di seguito, l’Introduzione.
Introduzione
Sveglie all’alba, viaggi in canoa, tramonti stupefacenti allo scoccare delle diciotto, lunghi silenzi e lunghe conversazioni all’osteria come unico modo di capire, di conoscere.
Una nottata trascorsa a conversare, vent’anni fa. Patricio era nato in qualche posto sulle Ande; dopo complicate vicende personali e politiche era finito a vivere su una spiaggia sperduta, in una casa di canne. (Oggi anche quella spiaggia ha i suoi bungalow e le sue pizzerie, ed è meta di turisti).
Passeggiando nel buio parlavo di Márquez, di come mi aveva aperto orizzonti. Ricordo che Patricio mi bloccò dicendomi di Cortázar, e di come il libro segno di rottura, il libro latinoamericano che tutti dovrebbero leggere non era Cien años de soledad, ma Rayuela.
Libri al centro di conversazioni notturne, libri a cui si doveva arrivare per forza leggendo altri libri, libri apparsi subito, appena sfogliati, diversi dagli altri, libri che parlano di luoghi in cui ho vissuto, libri scovati in libreria, libri scoperti per caso su un banchetto a Bogotá, a Buenos Aires o a Caracas. Libri che dovevano esserci, trovati a fatica in biblioteca, libri che andavano letti, perchè considerati classici, o perché tutti li leggevano. Libri che andavano letti, perché nessuno li leggeva.
Questo è un viaggio tra libri; ma è anche un viaggio nei luoghi di cui parlano i libri; e un viaggio nei luoghi dei quali i libri non parlano abbastanza.
Si può raccontare una storia letteraria facendo elenchi ordinati, ricchi di dati e di date; scrivendo pagine descrittive ed istruttive, dove ad ogni autore ed ad ogni titolo è riservato un congruo numero di righe.
Oppure, come mi sono trovato a fare, si può raccontare il proprio viaggio.
Perché l’America Latina?
Perché questa è stata la mia storia, viaggiare in questi paesi, in questo continente. E quindi è questa la storia che posso raccontare.
E perché l’America Latina è luogo classico del viaggio: è il Mondo Nuovo dove l’Europa ha cercato il Paradiso in terra, la libertà, la pace, la ricchezza, l’inveramento dei desideri. Questo è vero da tempi remoti: l’uomo ha sempre desiderato un ritorno all’Eden, ha sempre cercato una Atlantide, una terra di Utopia. ~L’America è stata scoperta rincorrendo questo sogno. Poi si sono succeduti i viaggi di conquista, di esplorazione, di nuovo insediamento. Così l’America Latina, in modo sempre nuovo e diverso, ha risposto al bisogno europeo di rispecchiamento e di rinascita. Fino all’ultimo grande sogno, quello degli anni sessanta: con Castro, con il Che, con Márquez, la speranza di un mondo diverso, caldo libero e felice.
Il luogo esiste, può essere visitato, eppure forse non è così libero e felice. Guardandolo da vicino e dall’interno, ci appare nei suoi aspetti contradditori, crudeli e minacciosi. Sognare di fuggire lontano, del resto, non ci libera dalle nostre angosce e dalle nostre pene. Anche in questo senso il libro è un viaggio: un lento e anche faticoso avvicinamento. In fondo, più della meta conta la disponibilità a viaggiare, il modo di viaggiare.
Questo libro può essere letto come un saggio, o meglio -spero- come un romanzo.
Non è scritto per essere letto in sequenza, dalla prima pagina all’ultima. E’ un baule che contiene tante cose. Non tutte interesseranno al lettore. E l’autore preferisce che il lettore non si incaponisca: leggi solo quello che ti pare, salta di qua e di là. Gioca con quello che io ho scritto.
Questo libro è la mappa di un mondo che può essere scoperto seguendo percorsi diversi, muovendosi anche a caso, o seguendo un filo logico che può cambiare colore e spessore e senso e direzione nel corso della lettura.
Aiuterà questa Introduzione, aiuteranno il Sommario e l’Indice delle cose notevoli. Ed aiuterà in particolare un capitolo – Come le arterie di un ragno divino – che sta verso la fine e che può, e forse deve, essere letto a pezzi e bocconi. Mi piace pensare a lettori che partano di lì per muoversi liberamente all’interno del libro – e di altri libri (per questo la Bibliografia è ricca e per quanto possibile dettagliata).
(Come le arterie di un ragno divino è quasi l’unico luogo dove si parla anche del Brasile. Uno sguardo d’insieme rivolto all’America Latina non può trascurare del tutto questo continente nel continente. Ma il mio viaggio si svolge innanzitutto nell’America di lingua spagnola, che è il mondo che conosco).
Iniziamo parlando di Márquez, autore esemplare: esotico, lussureggiante. Cosa si nasconde dietro questo rigoglio di immagini, dietro tutte queste parole tese ad evocare un mondo nuovo? E’ tutto oro quello che luccica?
Segue una rassegna di autori ispanoamericani che sanno mantenersi lontani da quella retorica che per brevità potremmo definire marqueziana. Autori che manifestano i loro dubbi e le loro sofferenze. Autori che ci parlano di sé, di un cammino di ricerca. Autori che ci permettono di conoscere questo continente letterario al di là dei luoghi comuni.
Si inizia con Borges, vecchio maestro, uomo di altri tempi. Magnifica ironia del destino, dirà egli stesso: arriva il momento in cui la cecità gli impedisce di vedere, ma quando questo accade non c’è più niente da vedere, perché anche il mondo nel quale il vecchio poeta era cresciuto è scomparso.
La visione di Borges è di parte: il suo stesso mondo può essere osservato dal punto di vista degli immigrati mediterranei dell’inizio del secolo: ed è lo sguardo sorridente e triste di Carlos Gardel; ed è il tango.
Poi uno straordinario personaggio: Felisberto Hernández, uruguaiano, pianista ed autore di brevi, misteriosi racconti. Lapsus, gesti che vogliono dire qualcosa d’altro, il bisogno di esprimersi, una tranquilla e malinconica ricerca della felicità, al di là di ogni rovescio della fortuna.
Quindi Julio Cortázar, forse il più grande della generazione di nuovi romanzieri affermatisi negli anni sessanta. Rivoluzione nel linguaggio, ma anche grande attenzione al mondo contemporaneo; piena libertà espressiva, ma anche costante ricerca della coerenza ideologica. La scelta di stare a Parigi; ma anche il continuo interrogarsi sul proprio essere argentino e latinoamericano.
Esiste anche un’altra Colombia, urbana, moderna, notturna, lontanissima dalla Colombia di Márquez. Devianza giovanile, musica, cinema raccontati da Andrés Caicedo, che a venticinque anni, nel 1977, si toglierà la vita con sessanta pastiglie di Seconal.
Esmeraldas, sperduta provincia dell’Ecuador. Adalberto Ortíz ci porta all’interno della cultura negra. Romanzo impegnato (scritto nel 1943), a suo modo erede della tradizione del realismo socialista, Juyungo ci mostra sopratutto la straordinaria forza del protagonista -forza selvaggia, incontenibile, che si identifica con la forza della natura. Forza che lo stesso autore del romanzo non sa, non può dominare.
Con Jorge Edwards torniamo all’inizio degli anni settanta, e alla Cuba rivoluzionaria. Cileno, discendente da una famiglia di grandi tradizioni, diplomatico di professione e al contempo ‘intellettuale di sinistra’, Edwards coltiva il sogno di scrivere un grande romanzo. Salvador Allende lo sceglie per riallacciare i rapporti diplomatici con Cuba. Edwards vedrà con i suoi occhi la fine dell’illusione, la realtà diversa dal sogno. Sarà espulso da Fidel Castro. Elaborerà il dolore scrivendo, e ne nascerà, suo malgrado, il suo libro migliore. Un libro che ancora oggi i filocastristi tendono a rimuovere.
Restiamo a Cuba con José Lezama Lima e Alejo Carpentier, grandi romanzieri coevi, eppure esponenti di due diverse, contrapposte modalità di intendere la scrittura e la letteratura. Carpentier è l’altoborghese che sceglie di essere ‘intellettuale organico’, lo scrittore severo con se stesso e prolifico che progetta freddamente i propri romanzi. Lezama è il la pietra grezza, il genio autodidatta, il poeta dalla vena incontenibile (ed il maestro segreto dei ‘nuovi’ narratori ispanoamericani).
Dove nasce il desiderio di un’isola meravigliosa? Perché viaggiamo in America Latina, e perché leggiamo i romanzi ambientati in queste terre? Da dove nasce, e cosa nasconde il sogno (latino)americano?
Romanzieri europei tra di loro diversissimi hanno dato una risposta. Malcom Lowry, Jean Rhys, Carlo Emilio Gadda, Anna Maria Ortese: ci parlano di un viaggio che non ha come meta un luogo esotico, ma la ricerca di se stessi. Il luogo esotico, l’America, resta sullo sfondo ed assume il valore di metafora.
Lette le loro pagine potremo tornare a leggere romanzi latinoamericani consapevoli di come Márquez e Fuentes e Carpentier, per non dire di Laura Allende e Luis Sepúlveda, ci traggono in inganno. Sono pagine che troppo spesso offrono un cattivo servizio: anziché proporci un viaggio, propongono una occasione di fuga.
I luoghi del viaggio non sono tutti paradisiaci; e solo dopo aver attraversato il deserto e le tenebre sarà possibile raggiungere la meta: la pace interiore, quel luogo mentale che potrà forse apparire a chi legge almeno simile al luogo felice che aveva sognato.
Infine, Come le arterie di un ragno divino, viaggio soggettivo ed inevitabilmente incompleto attraverso la fittissima rete di rimandi che legano l’America Latina al Vecchio Mondo. Il bisogno europeo di luoghi nei quali rinascere trova la sua terra promessa. Viaggi immaginari e veri viaggi compiuti da capitani coraggiosi; luoghi sognati da lontano, terre conquistate e saccheggiate, paraggi meravigliosi e luoghi inospitali; un continuo andarivieni dall’Europa all’America, e viceversa. Le tracce dei passi di tanti viaggiatori come invito a scegliere un proprio percorso.