Perché mai noi umani dovremmo affidarci a macchine morali. A proposito di Judea Pearl, ‘The Book of Why. The New Science of Cause and Effect’


Sul mio blog dedicato alla cultura digitale, Dieci chili di perle,  ho pubblicato un commento A The Book of Why, di Judea Pearl. Non è solo l’indicazione di una via non consueta al Machine Learning; è una importante manifestazione -rispettabile ed autorevole, ma secondo me meritevole di attenta critica- dell’orientamento, così diffuso tra computer scientist, consistente nel preferire le  macchine a sé stessi. Nel mio libro Le Cinque Leggi Bronzee porto a questo proposito l’esempio di Alan Turing. Judea Pearl appare come il suo più diretto seguace.

Mi chiedo: perché dedicare tempo, energie, risorse a costruire ‘macchine morali’, macchine in grado di insegnare l’etica agli esseri umani?
Si può considerare morale tentare di costruire macchine morali?
Non è forse una fuga dalla responsabilità personale e sociale affidare il compito di garantire pubblica moralità ad una macchina?
Eppure c’è chi segue questa via. Qualcuno di loro, come Judea Pearl, ha il coraggio di dirlo esplicitamente. Di più, credo, sono coloro che seguono l’onda, e che senza troppo pensare confidano nel fatto che saremo salvati dalla tecnologia.

Potete leggere l’articolo qui.