Geopolitica. Una parola che illumina il presente


La parola Geopolitik appare per la prima volta il un articolo dello studioso svedese Rudolf Kjellén: “Studier öfver Sveriges politiska gränser”, “Studi sui confini politici della Svezia”. Il suo pensiero giunge a maturità con il libro Staten som Lifsform, 1916. Stato come organismo vivente. La geopolitica osserva lo Stato come entità geografica, fenomeno che si manifesta nello spazio. Allo sguardo geopolitico, l’ordinamento giuridico appare sempre legato alla localizzazione. Dall’affermazione della propria identità distintiva traggono origine le linee guida della politica più efficace, capace di garantire allo Stato sicurezza e sviluppo.

Il termine è ripreso dal geografo inglese Halford John Mackinder, che osserva come lo sviluppo ferroviario russo in Asia mini alla base le fondamenta del potere inglese: il mare non è più l’unica via per grandi viaggi e per il commercio globale.

In The Geographical Pivot of History, 1904, Mackinder descrive la centralità strategica della grande area euro-asiatica che si estende dalla costa dell’Artico fino ai deserti centrali, ed ha come confine occidentale il vasto istmo tra il Mar Baltico e il Mar Nero. Questo spazio continentale -la pianura più grande del pianeta, solcata da fiumi navigabili- è secondo Mackinder la Pivot Area, o Heartland: il suo controllo garantisce il dominio mondiale in un’epoca di declino dell’importanza della potenza marittima inglese. Resta in fondo in buona misura attuale la sua tesi: la geopolitica è lo studio del confronto, o forse anche del perenne conflitto tra le tellurocrazie, civiltà, grandi potenze terrestri, e le talassocrazie, civiltà, grandi potenze marittime.

La fase successiva vede come figura di spicco il generale tedesco Karl Ernst Haushofer. All’inizio del Ventesimo Secolo è in Giappone come addetto militare. Si appassiona allora all’Oriente. Tornerà in Europa viaggiando in treno lungo la ferrovia Transiberiana.

A lui si deve il concetto di Lebensraum, ‘spazio vitale’, territorio necessario a garantire innanzitutto la sopravvivenza, e poi la crescita di un popolo, sia da un punto di vista demografico che culturale. Hitler fece proprio, in parte travisandolo, il pensiero di Haushofer – che anche per questo morì suicida nel 1946.

Gli imperi europei, dalla Conquista spagnola dell’America all’epoca vittoriana inglese, sono talassocrazie. Gli Stati Uniti si affermano nel Ventesimo Secolo come nuova talassocrazia. La Cina e la Russia sono tellurocrazie: ritroviamo il significato simbolico della Transiberiana alla Via della Seta.

Le tellurocrazie sono potenze che si affermano in un territorio segnato da confini: la grande potenza pretende di poter modificare, in funzione della salvaguardia del proprio spazio vitale, i confini dei paesi circostanti. Le talassocrazie, invece, godono della libertà, dell’apertura del mare; non ci sono confini alla volontà di potenza, semmai frontiere sempre spostabili, in virtù di esplorazione e occupazione imperialistica.

La storia della parola geopolitica illumina il presente. L’aggressione russa all’Ucraina si fonda sul preteso diritto a definire autonomamente, al di fuori di trattati e di accordi, i limiti del proprio spazio vitale. La NATO, che nel nome stesso parla di Oceano Atlantico, è istituzione talassocratica, manifestazione della politica di potenza statunitense.

Gli imbarazzi europei possono spiegarsi con l’ambigua immagine di sé. La difficoltà a definire i propri confini, e a riconoscersi in una cultura comune discendono forse da una incapacità, o impossibilità di decidere: c’è da un lato il riconoscersi appartenenti ad una talassocrazia, e dall’altro il tentativo incompiuto di definire una propria identità tellurocratica.

Studiare la storia di una parola è ripercorrere in sintesi la storia. Si evita così  di soffermarsi alla superficie, al mero resoconto giornalistico, valido per un solo giorno. Si evita così -conoscendo, e tenendo presente il senso della parola- di dipendere passivamente dalle opinioni di esperti, che talvolta danno per scontati concetti, e talaltra li ignorano.

Ho tenuto rubriche dedicate alle parole sul Sole 24 ore e sulla rivista Sviluppo & Organizzazione. Ho scritto due libri di Parole per i manager. La parola Geopolitica è apparsa sul numero di maggio-giugno 2022 di Sviluppo & Organizzazione.