Cellulari accesi in classe. Dove in Ministro si sbaglia. Quello che vale per la scuola, vale anche per la formazione aziendale. Articolo apparso su ‘Parole di Management’ il 10 gennaio 2023


Ho scritto un articolo sul quotidiano online Parole di Management, a proposito della circolare del Ministro Valditara, che ribadisce “il divieto di utilizzo in classe di telefoni cellulari”. L’articolo è uscito il 10 gennaio 2023. Credo ci siano molti motivi per ritenere conveniente che gli studenti tengano i cellulari accesi.

 

 

Potete leggere l’articolo qui, sul quotidiano on line, o qui, in formato pdf

L’argomento mi sta a cuore. La posizione che assumo in merito alla questione è frutto della mia esperienza come docente di scuola media superiore (tanti anni fa), di docente universitario e sopratutto di formazione aziendale.

Spengere per qualche ora lo smartphone lascia intatte le minacce implicite nell’uso dell’apparecchio. Tenendolo spento non si impara a usarlo in modo adeguato, rispettoso di sé e degli altri; non si impara a prendere coscienza di come il cellulare è mezzo di controllo sociale e di appropriazione di dati.

Afferma il Ministro: “tenere il cellulare acceso è una mancanza di rispetto verso la figura del docente, a cui è prioritario restituire autorevolezza”. Ma la misura è efficace per lo scopo? Basta così poco per restituire autorevolezza ai docenti. Non credo.
Siano presenti o no in aula i cellulari, siano accesi o spenti, il docente capace di appassionare, di avvincere con le proprie narrazioni, mosso dall’amore per la conoscenza, non avrà difficoltà a distogliere gli studenti da qualsiasi notifica, dall’ultimo messaggio sulla chat, dalle immagini postate o dalla routine del videogioco. Se non abbiamo insegnanti appassionati e capaci, affrontiamo questa questione. I cellulari spenti sono un palliativo buono solo per spostare l’attenzione dal problema. Un palliativo oltretutto vano.

È facile immaginare come l’editto ministeriale possa essere preso dagli studenti più svegli e più intelligenti come una sfida: qualcuno dichiarerà di aver lasciato il telefonino a casa; qualcun altro si farà vanto di aver consegnato un telefonino civetta tenendone un altro in tasca. Si vogliono forse perquisire gli studenti?

Non penso certo che un ambiente digitale possa sostituire l’aula fisica, ma penso che un sensato uso del digitale migliori l’apprendimento e l’insegnamento. Poche voci mi sembra si siano levate a dire che il cellulare in mano a ogni studente offre enormi opportunità didattiche e formative. L’insegnante potrà benissimo evitare di inquietarsi, di chiedere di spegnere gli aggeggi che gli studenti hanno in mano.

C’è sempre il modo per riportare l’attenzione sull’argomento che si sta trattando: chiedere di cercare sul Web qualcosa di attinente. Cercare su un dizionario il senso preciso di una parola, la storia di vita e l’immagine fotografica di una persona, la scheda che riassume il senso di un libro. Si parla di un concetto, si usa una parola. Consapevole del fatto che ognuno ha il cellulare acceso, l’insegnante può dire: “Cercatela sul dizionario, su un’enciclopedia”.

È vero che la separatezza dell’aula dal mondo è una risorsa da usare: essere lontani dai rumori del mondo può giovare. Ma è vero anche il contrario: l’aula non è una difesa dal mondo, non merita di essere usata come strumento per evitare gli eventi, ciò che accade fuori. Il ‘fuori’ digitale è una dimensione nella quale ogni cittadino oggi si trova a vivere. L’aula, intesa come ambiente di apprendimento, è il miglior ambiente per prepararsi a questa esperienza. Cercando insieme allargamenti e approfondimenti a partire dal tema della lezione, i confini dell’aula si sfondano e l’insegnante e gli studenti, insieme, accedono a una biblioteca sterminata; si immergono insieme nella Rete, fonte di conoscenza.

Credo dunque ci siano vari motivi per tenere i cellulari sempre accesi! Nelle scuole di ogni ordine e grado, come all’università e nelle aule di formazione aziendale.

(Tratto l’argomento da una prospettiva in parte differente, guardando alle aule di formazione aziendale, nel mio libro Perché posso dirmi formatore, Prefazione di Luigi Maria Sicca, Editoriale Scientifica, Punto Org, 2021: cap. 7 ‘Uno strano incidente è avvenuto a New York’, pp. 45 e seguenti. Lì racconto di come l’11 settembre 2001 irruppe in una tradizionale, e chiusa, aula di formazione, la notizia dell’attentato alle Due Torri).