Papa Francesco, l’algoretica e l’intelligenza artificiale. Un articolo e una breve nota pubblicati su ‘Dieci Chili di Perle’, 5 e 9 gennaio 2024


Dall’alto della sua autorità Papa Francesco il primo dell’anno 2024, in occasione della Giornata Mondiale della Pace, ha parlato di Intelligenza Artificiale. Leggiamo la sua lettera Intelligenza artificiale e Pace.
Ma perché il Pontefice rilancia in questo documento un concetto astruso e discutibile come l’algor-etica?
Ha senso parlare di “sviluppo etico degli algoritmi”? Ha senso il tentativo di tradurre il valore morale in qualcosa di computabile per la macchina? Ha senso darsi da fare per trasformare in codice digitale i principi della Dottrina Sociale della Chiesa?
La lettera appare in realtà la prosecuzione di un progetto vaticano orientato a scendere a patti con le grandi case digitali e con tecnologi e computer scientist, iniziato nel febbraio 2020 con la Rome Call for Ethics AI.  (Ho scritto a questo proposito sul mio blog Dieci Chili di Perle, e su Agenda Digitale, l’articolo: La posizione del Vaticano di fronte all’intelligenza artificiale e la lezione della Lettera ai Filippesi).
Pretendendo di conoscere ciò che è buono per l’essere umano, una certa Chiesa si candida a rendere buone per gli esseri umani le piattaforme digitali. Si candida a far sì che le intelligenze artificiali diffondano il bene. Si candida a partecipare a consessi nei quali dovranno essere definite norme e regole e standard. Iniziative vane. Utili purtroppo a fornire ad imprenditori, finanziatori, tecnici, una foglia di fico. Utili a permettere loro di dire: datemi una regola, stabilite una norma. Utili ad eludere il sincero e profondo riferimento di ognuno alla propria responsabilità personale.
Nell’esortazione apostolica Laudate Deum, 4 ottobre scorso, il Pontefice propone affermazioni ben più chiare e impegnative: “L’intelligenza artificiale e i recenti sviluppi tecnologici si basano sull’idea di un essere umano senza limiti, le cui capacità e possibilità si potrebbero estendere all’infinito grazie alla tecnologia. Così, il paradigma tecnocratico si nutre mostruosamente di sé stesso”. Sono i temi dell’Enciclica Laudato si’ (2015): “In quali mani sta e in quali può giungere tanto potere? È terribilmente rischioso che esso risieda in una piccola parte dell’umanità”. Ora però una corrente vaticana, sotto l’egida dell’algor-etica, collude con questa piccola parte.
Perché abbassarsi a ricordare che “l’abilità di alcuni dispositivi nel produrre testi sintatticamente e semanticamente coerenti, ad esempio, non è garanzia di affidabilità”, perché strizzare l’occhio al linguaggio volutamente esoterico degli ‘esperti: “Si dice che [questi dispositivi] possano ‘allucinare’, cioè generare affermazioni che a prima vista sembrano plausibili, ma che in realtà sono infondate o tradiscono pregiudizi”. Non so se queste parole che si leggono nella lettera sono farina del sacco del Pontefice.
Preferisco tornare a leggere Laudato si’ e Laudate Deum.

Sviluppo gli argomenti qui riassunti nell’articolo Denunciare o scendere a patti. Papa Francesco parla di intelligenza artificiale, pubblicato su Dieci Chili di Perle.

In questo articolo volutamente non accenno alla figura di Paolo Benanti, frate francescano minore, nominato il 5 gennaio 2024 Presidente della Commissione AI per l’Informazione del Governo italiano, a cui si deve il conio della parola algor-etica. Pongo in luce gli equivoci impliciti nel concetto in una breve nota pubblicata su Dieci Chili di Perle.