Splendori e miserie delle intelligenze artificiali. Alla luce dell’umana esperienza, Guerini e Associati, maggio 2024


Il libro uscirà nel maggio 2024. Aggiungerò qui via via notizie.

Il tema del libro in tre frasi
Le Intelligenze Artificiali sono di solito descritte con lo sguardo dell’esperto che spiega e ammonisce.
Ma è forse più interessante osservarle con gli occhi del cittadino che cerca spazi di libertà e strumenti per agire.
Se da un lato le Intelligenze Artificiali possono costituire un aiuto, dall’altro rischiano di essere il mezzo che permette ad ognuno una comoda fuga dalle proprie responsabilità.

Uno degli argomenti che tratto nel libro
C’è un’inquietudine che mi muove. Continuo a venire a conoscenza delle opinioni di seri ricercatori. Essi dicono, sinceramente e con piena convinzione, cose del tipo:
“Una caratteristica distintiva dei sistemi di AI è questa: potranno prendere decisioni su basi etiche. Distinguere il bene dal male”.
Nel libro discuto questa posizione, che -lo ammetto- mi scandalizza. Il fondamento della posizione sta nel far riferimento a studi di scienze cognitive. In base a quale presupposto studiosi di scienze cognitive pretendono di sapere cosa è il bene e il male, e cosa è l’etica, in base a un ancoraggio che guida la loro ricerca. L’ancoraggio consiste nel supporre che il funzionamento della mente umana può essere compreso attraverso una analogia: la mente umana  è, in fondo, un computer. Le scienze cognitive si appoggiano alla computer science. La computer science si appoggia alle scienze cognitive. Ci si allontana così fatalmente dalla comprensione dell’essere umano che era stata raggiunta da filosofia, psicologia e sociologia. Il ricercatore stesso si allontana dal proprio essere umano.

Un altro argomento
L’immaginare di sostituire l’essere umano con una macchina è contrabbandare l’informazione per conoscenza.
La Transizione Digitale -che termina in una immagine conclusiva: l’Intelligenza Artificiale- è il punto di svolta di una svalutazione dell’umano. Perché costituisce la pretesa di sostituire all’esperienza umana i dati. I dati consistono in ciò che è stato rilevato da un sensore. I sensori sono povere imitazioni dei sensi dell’essere umano che sta maturando esperienze. L’esperienza umana, maturata tramite il corpo e il pensiero, è nuova attimo dopo attimo, sempre più aggiornata di ogni dato.
Un conto è l’informazione – che è un insieme di dati, buono per essere elaborato da un computer; un conto è la conoscenza – che è il frutto dell’umana esperienza

Una bozza di scheda che descrive il libro
Splendori e miserie. C’è qualcosa di davvero splendido nelle promesse digitali – il cui culmine e la cui sintesi sembra ormai definitivamente riassumersi in un sostantivo ed in un aggettivo: Intelligenza Artificiale. Qualcosa di luminoso, scintillante. Sontuoso, grandioso, nobile. Ma c’è anche qualcosa di misero.
Siamo assillati da notizie che cantano le meravigliose capacità di intelligenze artificiali, e ci invitano ad affidarci ad esse. Ma sappiamo che il rischio di assuefazione e dipendenza è dietro l’angolo. Per noi e per i nostri figli, per i nostri posteri.
Perché ci impegniamo nell’insegnare a macchine a parlare agli esseri umani rendendo agli esseri umani impossibile distinguere se a parlare è una macchina o un essere umano? Perché impegnarsi in progetti che consistono nell’ingannare noi umani, rendendoci impossibile distinguere se stiamo parlando con un altro essere umano o con una macchina?
Perché accettiamo di considerare queste macchine digitali modello e guida? Perché preferiamo la macchina a noi stessi?
Siccome l’innovazione appare inarrestabile, si sceglie di abbracciarla. Pare che l’unica scelta possibile consista nello sforzarsi di vederne gli aspetti positivi.
Credo invece si possa combattere il senso di impotenza di fronte ad una innovazione tecnologica che sembra correre inarrestabile.
Credo sia possibile dare risposte. Credo che in ogni caso convenga continuare a porci domande. Anche se non abbiamo immediate risposte.
La chiave sta nel guardare alle intelligenze artificiali con lo sguardo del cittadino che cerca strumenti per essere più pienamente sé stesso, più responsabile e consapevole.

Un’altra bozza di scheda che descrive il libro – che mi sembra migliore della precedente
Anche i computer scientist ed i vari esperti che ci parlano di novità digitali hanno un’anima, una storia personale, un vissuto di dolori e di sogni. Gli strumenti ed i sistemi digitali, compreso tutto ciò che passa oggi sotto il nome di Intelligenze Artificiali, nascono in queste zone segrete, frutto di motivazioni profonde e non di rado inconfessate.
Per cercare di capire cosa significhino, e cosa nascondano, le Intelligenze Artificiali che con tanta insistenza vengono oggi propoposte ad ogni cittadino, non conviene quindi dar troppo credito alle spiegazioni tecniche e alle divulgazioni. Serve anzi ricordare che qualcosa, in queste narrazioni, resta sempre celato.
Per comprendere, conviene invece dare valore all’esperienza personale di ognuno di noi. Cosa vuol dire per me ricorrere ad una Intelligenza Artificiale? Quali sensazioni provo mentre mi affido a lei?
Scopriremo allora che le Intelligenze Artificiali rappresentano l’illusoria speranza di un facile modo per scaricare dalle proprie spalle il peso di responsabilità che ci paiono troppo gravose.
E’ comodo pensare di avere a disposizione macchine in grado di togliere al posto nostro le castagne dal fuoco. Ma possiamo invece, riflettendo sul senso delle Intelligenze Artificiali, tornare costruttivamente a guardare cosa conta davvero: l’impegno nella propria ed altrui educazione, la cittadinanza attiva, la partecipazione alla vita sociale e politica.
Osservando con sguardo critico gli splendori e le miserie di ogni nuovissimo mezzo digitale, potremo tornare a guardare, e a dar valore, a ciò che siamo già capaci di fare, a mente libera e a mani nude, un attimo prima di cercare l’ausilio di una macchina.

Post su Linkedin dedicati ad argomenti trattati nel libro
Nel 1969 Rudolf Arnheim spiegava che la cosiddetta ‘intelligenza artificiale’…
Emily Bender e i pappagalli stocastici (per lo più maschi)
Umano essere-nel-mondo o sostituzione digitale
La libertà di non essere digitali, ovvero il digitale alla prova della sostenibilità
GPT: una confutazione poetica
La conversione di Yoshua Bengio
Qualcuno crede di essere capace di costruire robot dotati di ‘saggezza artificiale’
Dieci possibili impegni per un ‘digitale’ sostenibile
Noi umani non cederemo la responsabilità della cura a una macchina
Wittgenstein: “Vogliamo camminare; dunque abbiamo bisogno dell’attrito. Torniamo sul terreno accidentato!”
Trent’anni fa leggevamo il libro di Negroponte ‘Essere digitali’. Oggi…
Gli studenti del MIT di sessant’anni fa erano ben più fortunati degli studenti di oggi: ‘Il Mulino di Amleto’
Perché la lezione di Epimeteo è più importante della lezione di Prometeo
Esperienza: vedere con i propri occhi l’opera d’arte
Le intelligenze artificiali non hanno accesso a ciò che non è digitalizzato
La formazione degli esseri umani e l’apprendimento delle macchine
Algor-etica: un concetto sgangherato ed equivoco
Papa Francesco parla di intelligenza artificiale
Il paradosso di Nishida: affidandosi alla macchina si rinuncia all’esperienza
Michael Polanyi e la conoscenza umana, inattingibile per la macchina
Marcel Mauss: la tecnica è innanzitutto usare consapevolmente il proprio corpo 
Perché i non giovani capiscono la cultura digitale meglio dei giovani
L’intelligenza artificiale come fuga dalla responsabilità personale
Stampa e intelligenza artificiale. Due salti tecnologici. Ma il paragone è improponibile
Judea Pearl, l’intelligenza artificiale causale e le macchine morali